La bufera non dà  tregua, i disservizi neanche E già  partono le prime class-action

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L’AQUILA – La tregua non è durata: la neve, con recrudescenza, si è rimessa a dilaniare l’Abruzzo, che si dimena nelle emergenze. Paesi isolati e al buio, soprattutto nelle zone interne, comuni senz’acqua per il maltempo che ha provocato il congelamento delle reti idriche, strade inagibili e inaccessibili, arterie bloccate dalle slavine, l’Esercito messo a spalare, come a Chieti, e a pagare è il Comune: circa 50 militari – è stato calcolato dal Pd sulla scia di quanto accade ad Urbino – per un costo di 3.500 euro al giorno. Di contro centinaia di volontari della Protezione civile in azione, gratuitamente, per sgomberare vie, per trasportare medicinali, per assistere i malati. Situazioni critiche nell’Alto Sangro, nella Valle Peligna, nell’Alto Vastese, nella Marsica e nella Valle Roveto, dove, nelle ultime ore, sono stati consegnati 1.900 chili di alimenti e dove le popolazioni sono nell’angoscia. 
A Castiglione Messer Marino (Chieti) carabinieri all’opera per consegnare il pane fresco agli anziani. A Schiavi d’Abruzzo (Chieti) il Comune usa giornalmente un pickup per raggiungere la valle e caricare i farmaci che servono. Scuole chiuse dappertutto, probabilmente per l’intera settimana. In ginocchio il settore zootecnico e agricolo: colture danneggiate, mercati non riforniti di frutta, verdura e ortaggi; allevamenti difficili da raggiungere. 
Neve alta a L’Aquila e centinaia di vetture imprigionate dalla coltre bianca: l’amministrazione, tra le polemiche, ha invitato i cittadini ad arrangiarsi. La Regione ha spedito una nota ai sindaci dei centri montani segnalando «l’alto rischio di valanghe che incombe su tutti i territori». Ai gestori degli impianti sciistici è stato raccomandato di chiudere «dove il pericolo sia forte o molto forte». Un camionista romeno di 44 anni è ricoverato in coma all’ospedale di Ancona per le lesioni riportate in un incidente avvenuto, di notte, lungo l’A14, al confine tra Marche e Abruzzo. Il tir su cui viaggiava l’uomo, che è in fin di vita, è volato giù da un viadotto, da 20 metri di altezza, nella zona di Martinsicuro (Teramo). Sull’autostrada, da quanto accertato dalla polizia, era in corso una bufera di neve, con potenti raffiche di vento. 
Tra gelo e soccorsi in affanno avviate le prime azioni legali di un febbraio da horror. Nel mirino convogli ferroviari, la società  Autostrada dei Parchi ed Enel. Federconsumatori Abruzzo attacca Trenitalia per i «duemila treni fermi senza nessuna giustificazione plausibile» ed annuncia di aver predisposto uno staff di legali per attivare una class-action contro la società , ovvero «contro chi è pagato per gestire un servizio pubblico in modo meno precario di quanto sia in grado di fare nella nostra regione. Ogni inverno – viene rilevato – assistiamo, ad una cessazione del servizio per motivi prevedibili. Le cause principali riguardano il blocco degli scambi, il congelamento dei cavi e la vetustà  dei locomotori. I contribuenti italiani – conclude Federconsumatori – pagano, per i treni regionali, il 70% del costo del servizio, mentre l’altro 30% è pagato dai viaggiatori con il biglietto». 
Sul piede di guerra l’associazione Codici che ha istituito «una sala operativa e uno sportello legale per la tutela dei diritti» dei cittadini «vittime dei disservizi pubblici e privati legati all’emergenza». Una famigliola di Pescara ha già  avviato un’azione risarcitoria nei confronti di Trenitalia: lui, Giacomo, appena 2 mesi di vita, era con mamma Carla e papà  Alfredo sull’Intercity 615 Bologna-Taranto che, il primo febbraio scorso, si è “arenato” tra Forlì e Cesena per un guasto sulla linea dovuto alle condizioni meteorologiche. Ore di gelo nelle carrozze, poi la polmonite. Il piccolo adesso è fuori pericolo, ma in cura. I genitori pretendono circa 100 mila euro, per i danni biologici e morali subiti. Per ottenere il rimborso del biglietto, invece, si sono uniti a numerose altre “vittime” per una class-action.


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