La battaglia all’ombra della Farnesina

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ROMA — Non c’è alcun dubbio che il ministro e il segretario generale siano i due uomini più importanti e potenti della Farnesina, sede del ministero degli Esteri. Tutti coloro che ben conoscono la vita dei nove piani del palazzo costruito nel ventennio fascista sanno che il rapporto fra chi esercita i due ruoli è sovente pieno di spine. Nel momento presente, però, è più aspro che mai, e rischia di diventare tempestoso. 
Ministro è Giulio Maria Terzi di Sant’Agata. Segretario generale, Giampiero Massolo. Due diplomatici prestigiosi e stimati. Eleganti, finemente educati. Il ministro dal carattere più duro, il segretario generale più affabile. Le loro strade si sono spesso incrociate, senza incontrarsi davvero mai, nel senso della collaborazione piena e produttiva. 
Terzi, che ha giurato da ministro il 16 novembre scorso, ha appena avviato una vigorosa ristrutturazione del suostaff e uno dei motivi di fondo starebbe nell’esigenza di «depotenziare» Massolo. Terzi sta ricostruendo a Roma la sua squadra da ambasciatore a Washington. Innanzitutto, ha nominato Gian Lorenzo Cornado suo capo di gabinetto. Cornado era il suo numero due a Washington ed è anche il trait d’union del nuovo ministro con il Pdl, visto che è stato consigliere diplomatico di Angelino Alfano alla Giustizia. D’ora in poi sarà  Cornado con i suoi collaboratori a redarre i documenti preparatori di ogni giornata del ministro, un compito che normalmente viene svolto dalla segreteria generale, vale a dire dall’ufficio di Massolo. La segreteria generale, ogni mattina, scrive ibackground sugli incontri previsti e sulle crisi in atto e li trasmette al gabinetto del ministro, che mette in dettaglio l’agenda quotidiana. Un compito che diventerà  una formalità , per lasciare la sostanza agli uomini più fidati. Come nuovo portavoce, al posto di Maurizio Massari, arriva Giuseppe Manzo, che già  svolgeva questo ruolo per Terzi nella capitale degli Stati Uniti. E il nuovo ghost writer del ministro, l’estensore dei discorsi, dovrebbe diventare Cristiano Moggipinto, già  primo consigliere a Washington. Capo della segreteria, Placido Vigo, l’ex ambasciatore a Panama, che si trovò ad accogliere Berlusconi, accompagnato dal faccendiere Lavitola, nel viaggio di fine giugno 2010. Nuovo perfino il fotografo ufficiale: Enrico Para, che proviene dalla Camera, dove l’aveva portato Fini, considerato punto di riferimento politico di Terzi.
Alla base del rapporto fra Terzi e Massolo ci sono ambizioni parallele. Il segretario generale Massolo, durante i giorni della rapida e concitata formazione del governo Monti, era candidato ministro. La terna sottoposta al Quirinale avrebbe compreso anche gli ambasciatori Aragona e Castellaneta, ma Massolo, come «tecnico», conoscitore di ogni segreto del ministero, autore della riforma amministrativa in vigore da un anno, sembrava il più accreditato. Secondo la ricostruzione che fece Il Foglio il Pd aveva bruciato Gianni Letta e lasciato al Pdl la scelta del ministro degli Esteri, ma il Pdl lasciò gli Esteri al Terzo polo, in cambio del via libera sulla Giustizia: così uscì vincente Terzi, vicino a Fini.
Di consueto, il ministro è di provenienza politica, occupa la sua poltrona per qualche anno e va via, mentre il segretario generale tiene in mano tutto il funzionamento del palazzo di piazzale della Farnesina, civico 1. Adesso non è così. Stavolta il ministro è dentro le cose del palazzo, non è tenuto né costretto a fidarsi delle indicazioni e deidossier del segretario generale. Non si può dire che Terzi e Massolo non si parlino, ma il clima è teso, dietro il velo dell’alta diplomazia.
In ambienti meno paludati si chiamerebbero «cordate», qui possiamo dire che Terzi e Massolo provengono da reti di relazioni diverse. Terzi è uno dei cosiddetti «Fulci boys», nel senso di collaboratore stretto di Francesco Paolo Fulci, storico Rappresentante permanente per l’Italia presso le Nazioni Unite, a New York. Quello era un gruppo di diplomatici abili, autorevoli, autoritari. Terzi andò poi a occupare il posto di Fulci all’Onu. Massolo è un grand commis dello Stato, che si muove con sicurezza e capacità , in particolare nelle stanze romane, fra Palazzo Chigi e Farnesina.
Terzi è nato a Bergamo, 65 anni fa. Prima di Washington, è stato ambasciatore in Israele, tra il 2002 e il 2004. A Gerusalemme accompagnò Fini nel suo viaggio «purificatore». Tutti ricordano le frasi dell’attuale presidente della Camera sul fascismo «parte del male assoluto» e sulle «infami» leggi razziali. Massolo, nato a Varsavia 57 anni fa, ha lavorato con Andreotti, Dini, Amato. Capo della segreteria particolare di Berlusconi nel ’94, quando questi fu premier per la prima volta. Capo di gabinetto con Fini, ministro degli Esteri e ancora saldo alleato di Berlusconi (2004-2006). Nel 2007 Massimo D’Alema lo nomina segretario generale della Farnesina. Al G8 dell’Aquila (2009) è «sherpa» (battistrada ed estensore di documenti) del governo Berlusconi. Forte è il suo rapporto con Gianni Letta. Viene fuori un’immagine bipartisan: una volta Francesco Cossiga, irritato perché non aveva dato una mano a un suo candidato per una promozione, definì Massolo «fasciocomunista». 
L’incidente fra Massolo e Terzi è avvenuto due mesi dopo l’insediamento del nuovo ministro, il 15 gennaio. Sull‘Unità  esce un’intervista di Terzi, nella quale si parla, fra l’altro, del caso Vattani: Mario Vattani, figlio dell’ex potentissimo segretario generale degli Esteri, Umberto Vattani, viene filmato sul palco di un concerto «nazirock». Lo stesso giorno, sul Corriere della Sera, esce un lungo articolo di Massolo: «Fare sistema nel mondo globale. Le nuove sfide della politica estera». Articolo che esamina a larghissimo raggio il ruolo dell’Italia del mondo, con un piglio da ministro degli Esteri, pur citando, con rispetto, le «dichiarazioni programmatiche» di Monti e di Terzi. I due articoli finiscono appaiati in tutte le rassegne stampa. Alla Farnesina raccontano che Terzi non sapesse nulla del pezzo di Massolo e non la prese come una bella sorpresa. Anche per questo avrebbe proceduto alla sostituzione del capo ufficio stampa ereditato da Frattini, Maurizio Massari, nominato «inviato speciale del ministro per i Paesi del Mediterraneo e le primavere arabe».
Abbiamo citato Umberto Vattani. Di sicuro Terzi è un suo antico collaboratore e amico, mentre Massolo faceva parte di quella generazione favorevole a non prorogare il pensionamento dei diplomatici. Alla fascia d’età  di Vattani conveniva il contrario. Massolo e Terzi si sono sfiorati in occasione di un caso dell’estate 2010. Sullo sfondo, la terribile disfida fra Berlusconi e Fini. Ci fu il tentativo, da parte del ministero degli Esteri, su richiesta della segreteria generale, di nominare console onorario a Saint Martin Francesco Corallo, figlio di un boss catanese. Corallo, imprenditore delle slot machine, aveva come rappresentante italiano Amedeo Laboccetta, deputato Pdl, ex missino, ex finiano, ora berlusconiano di ferro. Il console generale a Miami si oppose fieramente, e il suo «superiore» era l’ambasciatore a Washington, Giulio Terzi di Sant’Agata.
Fra i marmi della Farnesina, ci si chiede se prima o dopo Terzi promuoverà  Massolo per nominare un segretario generale più solidale. La prassi, tuttavia, non prevede che il ministro rimuova il segretario generale.


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