by Sergio Segio | 16 Febbraio 2012 18:36
MILANO – Quasi un italiano su quattro è a rischio povertà e il problema è che il nostro Paese è uno dei pochi in Europa a non essersi dotato per tempo di uno strumento specifico di contrasto all’indigenza. Così il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, nel corso di un’audizione in commissione Bilancio alla Camera. L’elemento che più deprime la vita e le prospettive del Paese, ha ricordato, è la disoccupazione giovanile che nei primi tre trimestri del 2011 si è aggravata ulteriormente: «Altri 80 mila posti di lavoro sono stati persi nella fascia 18-29 anni»
IL RISCHIO POVERTA‘ -«L’indicatore di Europa 2020 mostra come, nel 2010, circa un quarto (24,5%) della popolazione in Italia fosse a rischio povertà ed esclusione sociale, valore più elevato della media europea, 21,5% se calcolata sui soli 17 Paesi dell’area euro e 23,4% tra i 27 Paesi».
MEZZOGIORNO E FAMIGLIE Per il presidente dell’Istat «il rischio si concentra nel Mezzogiorno (39,4%), tra le famiglie numerose (36,3%), le madri sole (30%) e gli anziani soli (32,4%). Tra gli immigrati l’incidenza arriva al 51% tra le famiglie con almeno un componente straniero». «L’Italia è tra i pochi paesi europei a non disporre di uno strumento specifico di lotta alla povertà , quale ad esempio il reddito di cittadinanza e non appare casuale l’effetto contenuto dei trasferimenti sociali».
LAVORO, I PEGGIORI DOPO LA SPAGNA – Guardando alla fascia d’età 15-24 anni la disoccupazione in Italia risulta pari al 31%, «la più alta dopo la Spagna». Per i giovani tra i 18 e 29 anni il tasso di disoccupazione è sceso, ha fatto notare Giovannini, dal 20,5% del primo trimestre 2011 al 18,6% del terzo trimestre, rimanendo, però, «almeno 11 punti percentuali» al di sopra del tasso di disoccupazione complessivo.
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