Istruzione, lavoro, salute e alloggio: ecco la strategia d’inclusione del governo

by Sergio Segio | 27 Febbraio 2012 16:33

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ROMA – Istruzione, lavoro, salute e alloggio per superare le logiche emergenziali e favorire l’inclusione dei rom, sinti e caminanti. È questa la sfida lanciata dal ministro per la Cooperazione internazionale e per l’Integrazione Andrea Riccardi e contenuta nella “Strategia nazionale d’inclusione dei rom sinti e caminanti”, un piano che coinvolgerà  i ministeri del Lavoro e Politiche sociali, Interno, Giustizia, Salute, Miur ed Enti locali attraverso una “cabina di regia” coordinata sul territorio dall’Unar. Un documento che adempie alle richieste della Commissione europea con la Comunicazione 173 del 5 aprile 2011, che dovrà  essere inviato alla Commissione europea entro il prossimo 28 febbraio.

Per i primi due anni, il piano prevede interventi per “aumentare la capacity-building istituzionale e della società  civile per l’inclusione sociale dei rom, sinti e caminanti” attraverso l’attivazione di “Piani locali per l’inclusione sociale delle comunità ” utilizzando “risorse provenienti dalla trascorsa emergenza commissariale nel territorio delle regioni Campania, Lombardia, Lazio, Piemonte e Veneto e ad oggi ancora non impegnate”. Tra le altre “azioni di sistema” individuate, quella di promuovere un sistema permanente centri territoriali contro le discriminazioni, attraverso una rete di antenne territoriali gestita dall’Unar per la rilevazione e la presa in carico dei fenomeni di discriminazione; l’abbattimento degli stereotipi con campagne di informazione; l’elaborazione un “modello di partecipazione delle comunità  ai processi decisionali nazionali e locali da realizzarsi attraverso il coinvolgimento degli attori istituzionali ed associativi più rilevanti”.

Complesso il contesto su cui si intende intervenire, spiega il testo, confermato anche dai vari tentativi volti a favorire l’integrazione susseguitisi negli anni. Tra rom, sinti e caminanti si stima ci siano “tra le 120 e le 170 mila unità , di cui circa la metà  sarebbero italiane e la stragrande maggioranza composta da ragazzi e giovani, diffuse su tutto il territorio nazionale e dunque non inquadrabili nella legge 482/1999 sulle minoranze linguistiche nazionali”. Quattro gli ambiti di intervento individuati per far sì che rom, sinti e camimanti possano godere appieno dei “diritti di cittadinanza garantiti dalla Costituzione italiana e dalle Convenzioni internazionali”.

Istruzione. Il piano prevede l’aumento delle opportunità  educative, del numero degli iscritti a scuola, “favorendo la frequenza, il successo scolastico e la piena istruzione” anche attraverso processi di pre-scolarizzazione, puntando sulla partecipazione dei giovani all’istruzione universitaria, all’alta formazione e formazione-lavoro anche mediante  prestiti d’onore, borse di studio e altre agevolazioni previste dalla legge.

Lavoro. Al primo posto la promozione della formazione professionale e l’accesso al lavoro attraverso corsi di formazione, promuovendo la regolarizzazione del lavoro irregolare o precario, lo sviluppo imprenditoriale, di lavoro autonomo e percorsi di inserimento specifici per donne e under 35 anni.

Salute. Obiettivo centrale è l’accesso ai servizi sociali e sanitari sul territorio, l’implementazione della prevenzione medico-sanitaria con particolare attenzione a donne, fanciulli, anziani e disabili, favorire la salute riproduttiva e coinvolgere i servizi sociali nei programmi di cura medica mediante l’inserimento di mediatori culturali.

Alloggio. Il testo indica come priorità  anche quello di “aumentare l’accesso ad un ampio ventaglio di soluzioni abitative in un’ottica partecipativa di superamento definitivo di logiche emergenziali e di grandi insediamenti monoetnici e nel rispetto delle opportunità  locali, dell’unità  familiare e di una strategia fondata sull’equa dislocazione”. Tra gli obiettivi, favorire la cooperazione interistituzionale per l’offerta abitativa e l’informazione sulle risorse economiche e i dispositivi amministrativi a disposizione per le politiche abitative.
Per quanto riguarda le risorse finanziarie, infine, oltre ai già  indicati fondi non ancora utilizzati provenienti dalla passata “emergenza”, per il piano verranno utilizzati “fondi statali già  stanziati sui capitoli di rispettiva competenza delle amministrazioni centrali per la realizzazione dei progetti previsti dalla normativa vigente”, fondi nazionali e comunitari “afferenti a programmi operativi nazionali dell’Obiettivo Convergenza di Calabria, Campania, Puglia e Sicilia finanziati con il Fondo sociale europeo e il Fondo europeo di sviluppo regionale e i fondi relativi al “Programma generale solidarietà  e gestione dei flussi migratori per la gestione dei fondi per i rifugiati, per i rimpatri, per l’integrazione di cittadini di Paesi terzi e per le frontiere esterne”. Un piano ambizioso, dunque, che tra i buoni propositi e la lungimiranza, ha come punto a favore anche quello di non utilizzare neanche una volta nel testo la parola “nomadi”. (ga)

 

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