India, la rabbia dei pescatori di Kochi “Gli italiani hanno ucciso, devono pagare”

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KOCHI – Nella notte afosa di Kochi vedere la Enrica Lexie è difficile: si intuisce ancorata a 5 miglia dalla costa, oltre la grande base della Indian Navy, oltre la pista dell’aeroporto su cui si appoggiano i pattugliatori della marina indiana. “Incredible India” dice la pubblicità  della nazione che è un intero continente. E incredibile Kerala, lo Stato in cui la polizia ha fermato la petroliera italiana e arrestato i due marò del San Marco. Incredibile perché in questo stato meridionale le famiglie di due pescatori cristiani uccisi mercoledì scorso chiedono giustizia per un attacco che la Marina Militare italiana rifiuta di accettare come suo. Qui la verità  è diversa da quella che raccontiamo in Italia: tutti, i giornali, i politici, i cittadini indiani definiscono ormai la storia “the italian killing”. Gli italiani non hanno nessun dubbio. Gli indiani non hanno nessun dubbio.
Ieri, prima nella capitale New Delhi e poi qui a Kochi, nella città  in cui è ferma la petroliera e sono agli arresti i due marò, è arrivato il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura. Ex inviato dell’Onu, uomo di mille crisi, De Mistura ha iniziato un giro delle sette chiese per capire come fare a diffondere il dubbio di una versione diversa, per cercare la pur minima possibilità  di arrivare alla liberazione degli italiani. A Delhi ha incontrato la vice-ministro degli Esteri Preneet Kaur. Lei non ha potuto che ripetere che «seguiremo il caso, verrà  applicata la legge indiana», e a questo punto gli italiani si sono rassegnati: nel momento in cui la nave italiana è rientrata in acque territoriali, è quella, la legge indiana, a dare forza legale alle azioni della polizia e dei giudici del Kerala.
«Io non sono pessimista – commenta De Mistura – ma siamo solo all’inizio, il primo incontro è stato positivo, ma continuiamo e siamo ancora in salita». Il messaggio che Monti e Terzi condividono è questo: «Italia e India non vogliono aggiungere ferite ai loro rapporti. Non sono d’accordo su quasi tutto nella storia e nella gestione giuridica della Lexie, ma sono d’accordo nel lavorare insieme e soprattutto noi italiani vogliamo evitare decisioni affrettate». Per questo, continua De Mistura, «cerchiamo insieme la verità , ci vorrà  tempo, ma lo faremo insieme». 
Una volta capito che gli indiani hanno il coltello dalla parte del manico, e soprattutto che si tengono in carcere i due soldati, è meglio prepararsi a seguire il “rito” indiano. Che poi non è così ignoto a chi conosca la politica italiana: c’è uno stato, il Kerala, che fra pochi giorni va al voto. Per 40 anni bastione del partito comunista indiano, da poco era passato al Congress di Sonia Gandhi. Ma Sonia Gandhi è ancora, dopo 40 anni, “l’italiana”, e allora giù accuse e sospetti, l’italiana che vuole aiutare i mafiosi italiani. Per questo ieri fino a mezzanotte, De Mistura dopo aver visitato la “chiesa” del governo centrale di Delhi è andato a casa del chief minister Oommen Chandy, governatore del Kerala. È un uomo del Congress, ma aveva detto anche lui che «l’uccisione dei due pescatori è stato un assassinio a sangue freddo». 
Il giro continuerà  oggi, De Mistura e la squadra italiana (se possibile) dovrebbero fare altri 150 chilometri fino al villaggio dove sono le famiglie dei due pescatori, e poi naturalmente avvicinarsi ai soldati mantenuti agli arresti e soprattutto incontrare tutto insieme il gruppo di diplomatici, militari e giuristi che da giorni sono arrivati in India per seguire il caso. 
Ma una cosa sia De Mistura che gli ammiragli italiani hanno chiesto con forza: prendete tutte le misure per evitare che accada ancora quello che 3 giorni fa è successo a Kollam, il villaggio dove i due marò erano stati trasferiti per un’udienza. Centinaia di scalmanati, soprattutto attivisti del partito BJP ferocemente anti-Sonia Gandhi, avevano provato ad assaltare le camionette che trasferivano gli italiani. Lancio di ciabatte, urla, spintonate, poi la polizia è riuscita ad allontanare la folla a forza di colpi di canna di bambù. Un linciaggio evitato oppure solo una teatrale manifestazione in stile indiano? Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non devono essersi sentiti rassicurati dai sorrisi con cui i poliziotti che li accompagnavano li hanno tranquillizzati. Presto l’alta corte dello Stato dovrebbe decidere sul difetto di giurisdizione, come chiedono gli avvocati indiani. È poco probabile che l’India rinunci al caso, forse bisognerà  rassegnarsi a farlo sgonfiare poco alla volta. Sperando che le elezioni nel Kerala passino presto, e senza disastri.


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