Imprese senza soldi, volano le insolvenze

Loading

MILANO – Tutta la liquidità  che le banche italiane hanno preso a prestito a tassi di favore dalla Banca Centrale Europea, non è stata ancora trasferita alle aziende. Dopo il bollettino di Bankitalia, tocca all’ufficio studi della Cgia di Mestre tirare le somme di quanto la crisi del credito stia costando cara al tessuto di piccole e medie imprese che regge l’economia del Paese. Se infatti il maggiori rischio legato alla crisi, ha fatto aumentare gli interessi di 3,7 miliardi, di contro le banche hanno chiuso i rubinetti. Tra ottobre e dicembre del 2001, i prestiti sono diminuiti dell’1,5% con una punta del 2,2% registrata proprio a dicembre. 
A guardare la situazione dal punto di vista delle banche, emerge che gli istituti hanno erogato meno credito, anche perché le aziende clienti hanno iniziato a non rispettare le pendenze. L’effetto tipico della crisi è proprio questo, ma senza la liquidità  delle banche, il sistema industriale si inceppa, creando pesanti ricadute sull’occupazione e sull’economia reale. Nel 2011 le insolvenze da parte delle aziende tricolori hanno superato gli 80 miliardi di euro, si tratta di una cifra record, che è superiore del 36% rispetto al dato poco lusinghiero registrato in un altro anno difficile come il 2010. 
La notizia che ci fosse una stretta creditizia era nell’aria da qualche mese, ma l’ufficialità  dei numeri è arrivata solo nei giorni scorsi con la presentazione del supplemento statistico al bollettino economico di Bankitalia, che appunto segnala una contrazione dell’1,5% delle nuove erogazioni con l’ultimo trimestre dello scorso anno. «Questi dati confermano che le banche hanno chiuso i rubinetti del credito – spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre – e in una fase recessiva, come quella che stiamo vivendo in questo momento, corriamo il rischio che il nostro sistema produttivo, costituito prevalentemente da piccole e piccolissime imprese, collassi».
I numeri, secondo Bortolussi «sono impietosi» ancora di più se messi a raffronto con la crescita del carovita. «Se nel 2011 l’ammontare complessivo dei prestiti erogati alle imprese è salito del 3% superando quota 995 miliardi di euro – spiega l’esperto – ,va comunque sottolineato che l’incremento è comunque inferiore rispetto alla crescita dell’inflazione, che l’anno scorso è stata del +3,3%». Purtroppo, la situazione è peggiorata nell’ultima parte dell’anno, dopo che il nostro spread ha cominciato a crescere a ritmi vertiginosi, non a caso la punta massima si è registra a dicembre, quando l’erogazione di credito è addirittura del 2,2%. L’allargamento del differenziale tra i buoni del Tesoro italiani decennali e quelli tedeschi, ha reso più caro epa le banche italiane finanziarsi sul mercato, con pensati ricadute sui clienti finali e quindi sugli imprenditori. «Oltre alla stretta creditizia – conclude Bortolussi – nel 2011 le imprese hanno dovuto subire anche un forte aumento dei tassi di interesse che si è tramutato in un costo aggiuntivo per l’intero sistema produttivo pari a 3,7 miliardi di euro».


Related Articles

L’industria italiana rialza la testa Ad agosto produzione +4,7%

Loading

Ma per l’Ocse continua il declino della nostra economia.   Esulta il governo: il Paese si muove, cauti i sindacati: la ripresa è ancora lontana 

Libia e caro greggio spingono i profitti di Eni

Loading

“Dalla vendita di Snam dovremo uscire più forti, stiamo trattando con il governo”   

Ligresti, salvataggio immobiliare in alto mare

Loading

Altre due settimane per Sinergia e Imco ma il fondo Hines ha raccolto solo 20 milioni su 100

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment