by Editore | 8 Febbraio 2012 7:56
MILANO – Si tratta solo di previsioni, ma non per questo sono meno preoccupanti. Per la maggior parte delle imprese italiane si profilano due anni da grande stagnazione. Fermi i consumi interni a causa della lunga coda della crisi, per questo e il prossimo anno si prevedono fatturati addirittura negativi. Sarebbero in leggera crescita: più 0,7% nel 2012 e più 2,9% nel 2013, ma con l’inflazione che dovrebbe mantenersi attorno al 3% il saldo è in rosso.
È il dato più significativo emerso con la presentazione del quarto rapporto sull’Economia dei distretti industriali che porta la firma dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo. «Un dato che ci deve far riflettere per trovare opportune contromisure», come ha commentato l’amministratore delegato dell’istituto Enrico Tomaso Cucchiani che da pochi mesi ha preso il posto di Corrado Passera, passato nella squadra del premier Mario Monti. «Nonostante ci sia un dieci per cento di imprese che vanno molto bene, che crescono con cifre del 40 per cento, che hanno investito nell’innovazione, il resto del panorama è negativo. Bisognerà capire quali sono i loro tratti comuni e cercare di replicarli per creare altre realtà vincenti».
L’analisi, coordinata dal capo economista del gruppo, Gregorio De Felice, da quattro anni a questa parte prende in esame i bilanci di 13mila aziende dei 139 distretti italiani per confrontarli con altre 36mila “non distrettuali”. Le prime, nel 2010 hanno dimostrato di fare meglio, con una crescita dei fatturato dell’8,3% contro il più 6,6% anche grazie a una maggiore propensione all’export e all’innovazione. Un segnale di ripresa, dopo il dato negativo del 2009. Ma quello che fa specie sono le previsioni riferite alle imprese dei distretti che pure sono l’eccellenza: se per il 2011 continuerà la crescita (+8,5%), la corsa – in assenza di una ripresa consolidata – si fermerà bruscamente già nell’anno in corso, per riprendersi solo un po’ nell’esercizio successivo.
«Nei prossimi anni – ha spiegato De Felice – ci troveremo di fronte a un contesto molto selettivo, con probabile chiusura delle imprese in precario equilibrio economico finanziario e bassi margini. Proseguirà un processo di razionalizzazione che si era solo attenuato, e si confermerà un andamento a due velocità tra le imprese che vanno molto bene e quelle che andranno sempre più in difficoltà ».
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