Il presidente al centrodestra

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Sauli Ninistà¶, candidato del centrodestra (Partito della Coalizione Nazionale), ha prevalso nel secondo turno delle elezioni presidenziali finlandesi con il 62,6 per cento dei voti, mentre il verde Pekka Haavisto si è aggiudicato il 37,4 per cento, un successo significativo se si pensa che fino all’estate scorsa il consenso del partito ambientalista VirheठLiitto, (parte minoritaria della grande coalizione che esclude i populisti euroscettici di destra «Veri Finlandesi» e il centro, partito perdente delle ultime elezioni politiche) era misurato intorno al cinque per cento.
Sauli Ninistà¶, che si insedierà  il primo marzo, sarà  il dodicesimo presidente della repubblica di Finlandia. A lungo ministro delle Finanze (dal 1996 al 2003, con governi di grande coalizione nazionale guidati all’epoca dai socialdemocratici) Ninistà¶, che ha già  ricoperto incarichi europei tra i quali la vicepresidenza alla Banca Europea degli Investimenti, non ha mantenuto nelle votazioni vere e proprie tutto il consenso da cui partiva e che tre mesi fa gli prospettava nei sondaggi una vittoria al primo turno con più della metà  dei voti. Ma alla fine ha avuto indubbiamente la maggioranza in quattordici collegi elettorali su quindici, mentre Pekka Haavisto ha prevalso soltanto nel collegio delle isole Aland, arcipelago di lingua svedese a statuto speciale. 
Ad Helsinki il secondo turno è stato un testa a testa, vinto da Sauli Ninistචper un soffio, con il 50,3 per cento dei voti. La capitale finlandese si conferma una apripista per il movimento ambientalista, che qui ha già  in passato superato il 20 per cento, e mai come adesso si era imposto come forza guida dell’intera area progressista, in crisi dopo il progressivo slittamento al centro dei socialdemocratici e l’inevitabile appannamento di tutti i partiti coinvolti nell’esecutivo di grande coalizione, di cui anche i Verdi fanno parte, guidato dal Partito della Coalizione Nazionale (Kansallinen Kokoomus, di centrodestra) con il primo ministro Jyrki Katainen.
L’affluenza, che sembrava alta a giudicare dalle consultazioni anticipate nella settimana, in confronto alle precedenti elezioni presidenziali (secondo turno del 2006), a causa del maltempo che ha imperversato in maniera particolare in Finlandia si è abbassata inaspettatamente nel giorno principale di votazione scendendo al 68,9 per cento, l’affluenza più bassa al secondo turno dal 1950 a oggi. Segna ugualmente un passo importante il successo di un candidato, Haavisto, e di un partito, i Verdi, che hanno moltiplicato i propri voti nel primo turno, sconfiggendo partiti tradizionali con enorme seguito e mezzi (dal centro ai socialdemocratici), maggioritari nelle urne fino all’anno scorso e considerati poche settimane prima del voto in grado di arrivare al secondo turno, tranne il socialdemocratico Lipponen, già  evidentemente in crisi nei primi sondaggi.
Inoltre l’outsider Pekka Haavisto, ambientalista, omosessuale dichiarato e attivista per i diritti umani, ha archiviato bruscamente le ambizioni della destra euroscettica, che aveva fatto conquiste rilevanti alle precedenti elezioni: la tendenza emersa dalle consultazioni presidenziali di questo inverno, anche alla luce dell’indubbio europeismo di Sauli Ninistà¶, è l’esaurirsi della stagione delle chiusure nazionaliste in Finlandia, con il rafforzamento dell’europeismo e la crescita esponenziale dell’ambientalismo di sinistra, che potrebbe diventare il punto di riferimento di una nuova alleanza progressista.


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