Il piano trasporti di Passera

by Editore | 7 Febbraio 2012 7:33

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ROMA – Meno aeroporti e più privati nelle aziende pubbliche nel trasporto locale. È la ricetta di Corrado Passera per razionalizzare nel nostro Paese una rete fin troppo estesa di scali e di mille e duecento aziende del tpl. «Nel trasporto pubblico locale faremo di tutto perché possano nascere grandi operatori di mercato dalle aziende locali, superando l’abnorme diffusione delle proprietà  pubbliche», spiega Passera. I numeri, infatti, gli danno ragione: in Italia ci sono mille e duecento aziende che si occupano di trasporti, nessuna delle quali in grado di competere con le grandi compagnie tedesche, inglesi o francesi che presto entreranno sul mercato italiano. Il primo passo di questa strategia che punta a ridisegnare il mondo del trasporto in Italia, sarà  l’ingresso dei privati nelle linee bus e metro e il dimezzamento degli aeroporti. 
A breve Enac e ministero dei Trasporti, dopo l’analisi di un dossier messo a punto negli ultimi due anni da One Works, Nomisma e Kpmg, procederanno alla riduzione degli aeroporti autorizzati a operare oltre confine. Saranno 14 gli scali definiti “strategici”, quelli che manterranno la loro vocazione internazionale o intercontinentale. Altre 10 strutture di media grandezza (aeroporti “primari”, come Brindisi, Genova, Olbia o Torino), continueranno a servire ampi bacini di popolazione facendo da cerniera tra l’Italia e gli scali internazionali di corto e medio raggio. Rischiano il ridimensionamento o la scomparsa, altri 24 scali più piccoli, detti “complementari”, strutture spesso onerose per la collettività  e imbottite di finanziamenti pubblici. Passera potrebbe dare il via a questa rivoluzione dei cieli lasciando in vita solo 24 aeroporti e lasciando gli altri 24 al loro destino o sotto la gestione diretta degli Enti locali che – se decideranno di tenerli aperti – dovranno farsi carico interamente delle spese. 
Grandi novità  in arrivo anche per il trasporto locale. A breve il settore proverà  una complessa manovra di consolidamento tra le imprese (spesso piccole o piccolissime) che gestiscono la mobilità  di migliaia di Comuni senza una strategia di sviluppo e pronte a drenare enormi risorse pubbliche. Secondo l’Isfort l’unica strada percorribile è quella di accorpare le aziende, molte delle quali (oltre 600) microscopiche con meno di 10 addetti. Passera ieri, ha rilanciato il tema e annunciato novità  a breve: «Nel trasporto pubblico locale è presente un’abnorme diffusione della proprietà  pubblica». Per questo il governo «si impegnerà  a incentivare la nascita dei grandi operatori di mercato. Il mondo del tpl – ricorda – è frammentato in mille e più operatori. Noi dobbiamo portare con incentivi forti a consolidare in bacini razionali aziende che possano poi giocarsela con procedure di mercato». E a breve partiranno «gare aperte in molte Regioni o Province» che metteranno sul mercato intere linee di autobus, metro o pullman extraurbani. Una sfida che potrebbe essere davvero l’ultima prima della discesa in campo di operatori stranieri con le spalle larghe e molti capitali da investire.

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