Il misterioso filo fra Fidel e Dio

by Editore | 29 Febbraio 2012 9:19

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Di nuovo, alla vigilia di una visita del papa, questa volta non Wojtyla ma Ratzinger, si torna a vociferare da Miami – la capitale dell’esilio cubano negli Usa, dove i candidati alle primarie repubblicani richiedono il rafforzamento dell’embargo contro Cuba – sulla religiosità  del leader della rivoluzione cubana, Fidel Castro Ruz.
Ricordo che, il 26 gennaio del 1998 durante la messa ufficiata da Giovanni Paolo II in piazza della Rivoluzione all’Avana, alla quale assistette con un vestito civile l’allora presidente Fidel, una giornalista cubana residente a Miami mi fece una domanda sulla religiosità  del comandante. 
Le risposi a partire dalla mia personale esperienza, dato che anch’io ho studiato nel collegio gesuita di Belén all’Avana e con gli stessi professori che dieci anni prima avevano insegnato a Fidel. Dunque potevo affermare che lui, come tutti i ragazzi che si formarono nel collegio, ricevette una formazione religiosa che includeva la partecipazione quotidiana alla messa e le preghiere all’inizio di ogni lezione. Ricordai alla giornalista che vidi personalmente la foto di Fidel tra quelle dei presidenti della Accademia letteraria “Gertrudis Gà³mez de Avellaneda” che dirigeva padre José Rubinos, dove ogni domenica, dopo la messa, si discutevano temi di attualità . E dove il futuro comandante fece i suoi primi saggi di oratoria.
Detto questo, anche oggi, come nel 1998, penso che per sapere qualcosa di certo sulla religiosità  o meno di Fidel sia necessario rivolgere la domanda allo stesso leader della rivoluzione. La fede è, infatti, qualcosa di intimo, personale, sulla quale, secondo l’ortodossia teologica cattolica, può giudicare solo Dio.
Quando nel 1953 frequentavo il terzo anno di liceo nel Collegio di Belén, partecipai a uno sciopero studentesco in solidarietà  con l’ex alunno del collegio gesuita, Fidel Castro, che, dopo (il fallito) assalto alla caserma Moncada di Santiago era ricercato dalla soldataglia del dittatore filo-americano Fulgencio Batista, con l’intenzione di ucciderlo.
Allo sciopero partecipavano tra l’altro Carlos del Toro (oggi scomparso) che dopo avrebbe partecipato al Movimento 26 luglio e sarebbe diventato quadro del Partito comunista, poi collaboratore abituale del giornale del Pc Granma, e che pubblicò vari libri sulla storia del movimento operaio a Cuba; Erasmo Quintanal, che più tardi si dichiarerà  trotzkista e abbandonerà  l’isola.
I padri gesuiti convocarono noi organizzatori dello sciopero a una riunione nell’atrio del teatro della scuola – dove vi era un busto di José Martì. Padre José Ruinos ci chiese il motivo dello sciopero mentre altri due gesuiti prendevano nota – tra questi vi era il nostro superiore, Tomà¡s Macho, che poi come cappellano della Brigata 2506, avrebbe partecipato nel 1961 all’invasione della Baia dei porci organizzata dalla Cia, i cui integranti portavano sulle spalline uno scudo con una croce e la scritta «Dio, Patria e Libertà ». Marginalmente dobbiamo ricordare che padre Rubinos fu poi espulso da Cuba da Fidel Castro, dopo la tentata invasione assieme ad altri 132 sacerdoti, in maggioranza spagnoli, accusati di cospirare contro il processo rivoluzionario.
Quando spiegammo a Rubinos il motivo dello sciopero come gesto di solidarietà  a un ex alunno oggetto di una persecuzione, il padre rispose: «Comprendo le vostre motivazioni. Fidel Castro è stato un allievo eccellente negli studi e nello sport e probabilmente potrà  svolgere un ruolo importante nel futuro politico di Cuba, però, vi avverto, che è un poco imprevedibile».
In questi giorni si pubblicano all’Avana il liro in due tomi Fidel Castro: Guerrillero del tiempo della giornalista cubana Ktiuska Blanco, alla cui presentazione ha presenziato lo stesso Fidel, che ha dichiarato: «Il nostro dovere è lottare fino all’ultimo minuto». 
Dunque, se Fidel Castro, alla fine della sua vita si concilia o no con Dio e se fu, o meno, religioso, continuerà  a essere – a meno che lui stesso non lo sveli – un segreto ben guardato tra Fidel e Dio.

* Giornalista e storico cubano. Secretario del Capà­tulo cubano de la Comisià³n para el Estudio de la Historia de la Iglesia en Latinoamérica (CEHILA-CUBA)

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