Il miserando show della giustizia spagnola va avanti

by Editore | 1 Febbraio 2012 8:47

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La seconda udienza, ieri, non è stata dunque l’ultima, come invece in molti si aspettavano. Era una sensazione diffusa, infatti, che il durissimo intervento del pm Luis Navajas, nell’iniziale seduta della scorsa settimana, non lasciasse al collegio giudicante altra possibilità  che annullare tutto. Perché il pm, in questo assai anomalo processo, non sostiene l’accusa, bensì ritiene l’imputato non colpevole del reato di «prevaricazione» che gli viene contestato. E non solo: il pm Navajas aveva smontato la sentenza di rinvio a giudizio, definendola «assolutamente insolita e insostenibile», chiedendo di cassarla e, di conseguenza, di scagionare Garzà³n.
Invece no: per i magistrati della Suprema corte, nella fase preliminare tutto è stato fatto nel migliore dei modi e lo spettacolo può andare avanti. Pazienza se la denuncia contro Garzà³n presentata nel 2009 dal sedicente sindacato di funzionari Manos Limpias fosse stata corretta dal giudice che ha istruito il caso, Luciano Varela, al fine di renderla ammissibile. Un atto inconcepibile in qualunque ordinamento giuridico serio. Con una pronuncia redatta ad hoc, infatti, Varela aveva indicato ai querelanti i cambiamenti necessari a rendere legalmente «valido» il loro esposto, invece di limitarsi a rigettarlo per infondatezza. Quelli di Manos Limpias modificarono la loro denuncia facendo «copia e incolla» dallo scritto del «giudice suggeritore», refusi compresi. E così l’ineffabile Varela (incredibilmente membro della Magistratura democratica spagnola) aveva potuto accogliere la denuncia auto-prodotta, e far partire le «indagini» contro il proprio arci-nemico.
Risolte le eccezioni, dunque, l’udienza di ieri ha visto Garzà³n protagonista unico: rispondendo alle domande del pm, ha difeso le proprie scelte, affermando di aver agito secondo le stesse norme che lo portarono a far arrestare il dittatore cileno Augusto Pinochet e a far condannare nel 2005 Adolfo Scilingo, uno dei responsabili dei «voli della morte» organizzati dalla giunta militare argentina. Il magistrato-imputato ha ribadito che, secondo la sua interpretazione, la legge spagnola di amnistia del 1977 è valida solo per i delitti politici e non può avere effetti sui crimini contro l’umanità , come le fucilazioni di massa ai danni dei repubblicani durante e dopo la guerra civile: impossibile sostenere, quindi, che l’abbia intenzionalmente violata, agendo «consapevolmente contro il diritto». 
Di ciò è convinta, invece, l’accusa, che in questo strana causa non esercita il pm, bensì Manos Limpias, un gruppo di nostalgici fascisti-franchisti. L’ordinamento spagnolo, infatti, ammette l’esistenza dell’accusa «popolare»: controverso, tuttavia, è che questa possa da sola imbastire un processo, anche quando il pubblico ministero non ravveda estremi di reato. Il miserevole show può andare avanti.

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