Il mercantile greco, la guardia costiera e il giallo dei registri

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ROMA — Sarebbe stato il console italiano a Mumbai a decidere che i militari del reggimento San Marco dovevano scendere a terra. Altrimenti la polizia indiana sarebbe intervenuta con la forza. È quanto risulta ai carabinieri del Ros, che ieri, come pure la Farnesina, hanno inviato l’atteso rapporto in Procura. A sette giorni dall’incidente, dunque, ci sono le prime ricostruzioni ufficiali. E intanto il presunto scambio tra la Enrica Lexie e la Olympic Flairdiventa un giallo internazionale.
Le due informative descrivono quanto è accaduto al largo delle coste indiane il 15 febbraio scorso, a partire dal tentativo di abbordaggio dei pirati fino al fermo dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Sono momenti drammatici, in cui la petroliera italiana ha da poco raggiunto il porto di Kochi. Ad aspettarla ci sono la polizia indiana e il console italiano a Mumbai, allertato dal ministero degli Esteri. Gli uni e l’altro salgono sulla nave, perché il nucleo militare di protezione deve spiegare cosa è successo. Ma alla polizia indiana i chiarimenti non bastano: vogliono che i marò scendano a terra. A bordo si discute, alla fine — per evitare attriti — il console dà  parere favorevole. E appena lasciata la Enrica Lexie Latorre e Girone vengono fermati. 
Il pm Francesco Scavo, volato all’Aia per l’annuale conferenza di Eurojust proprio sulla pirateria, leggerà  le informative domani, al suo ritorno. E valuterà  se dare il via all’inchiesta con una rogatoria. Nel frattempo però è giallo sull’ipotizzato scambio tra l’Enrica Lexie e l’Olympic Flair: da Atene a Roma, da New Delhi a Londra si inseguono smentite e conferme. La Marina mercantile ellenica infatti nega con decisione che il suo cargo sia stato attaccato: «Non risulta che niente del genere sia accaduto a nessuna nave greca in navigazione al largo dell’India nei giorni indicati». Però un funzionario della società  armatrice, la «Olympic shipping and management», raggiunto al telefono dall’Ansa, pur senza confermare il tentativo di abbordaggio non lo smentisce. Emerge anche una strana circostanza: la guardia costiera indiana avrebbe contattato quattro mercantili per chiedere se fossero stati attaccati dai pirati (oltre alla Enrica Lexie, il Giovanni, pure italiano, il Kamone Victoria e l’Ocean Breeze) ma non l’Olympic Flair. Ma il tentativo di abbordaggio risulta, senza alcun dubbio, all’International maritime bureau dell’Icc (la Camera di commercio internazionale) di Londra, che lo ha confermato via mail alla Marina militare. 
Il rapporto inglese, dopo aver indicato la data, l’ora e le coordinate (9.57 latitudine nord e 76.2 longitudine est, a circa 2,5 miglia nautiche dalla costa), descrive l’attacco: «Circa 20 predoni in due barche hanno avvicinato un mercantile ancorato e hanno provato ad abbordarlo». Chi era di guardia, si legge ancora, «ha notato i predoni, ha lanciato l’allarme e ha riunito l’equipaggio. I predoni hanno rinunciato all’attacco dopo aver visto l’equipaggio allertato e mobilitato». Per l’Icc «la nave a cui si riferisce l’incidente è l’Olympic Flair battente bandiera greca». E del mercantile ellenico gli inglesi forniscono anche il numero IMO, cioè il codice che identifica ogni natante superiore alle cento tonnellate: 8913966.


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