Il governo degli assenti

Loading

Roma è stata sommersa negli ultimi giorni da una discreta quantità  di neve, è stata attraversata da un’enorme quantità  di polemiche istituzionali ed è stata assistita da una piccola quantità  di mezzi di soccorso.
In questa cattiva ripartizione di quantità  consumata nella sua capitale, c’è la metafora di un Paese che sa sempre meno prevenire e sempre meno gestire le emergenze ambientali. Pagando un costo altissimo. Peraltro, dov’è il governo in questo momento? Qualcuno ha visto un ministro intervenire, dichiarare, organizzare? Se di emergenza si tratta, non si può scaricare tutto sul responsabile della Protezione civile o su un sindaco o sui gestori delle infrastrutture del Paese. È nelle difficoltà  che un governo deve mostrare il proprio volto e le proprie capacità : questa è una regola che vale per tutti.
Detto questo, la “lezione di Roma” potrebbe aiutarci a non perdere altro tempo. E fare della prevenzione e gestione del territorio, non solo un’arma per aumentare la sicurezza (e non sarebbe poco), ma addirittura una leva di sviluppo economico? Ribaltare la condizione è possibile. Proprio ridistribuendo il rapporto tra quelle tre quantità  di cui si diceva all’inizio. In primo luogo dobbiamo prendere atto che la “quantità  di rischio ambientale” nei prossimi anni è destinata ad aumentare. Per due motivi. Uno legato ai cambiamenti del clima e al conseguente intensificarsi di eventi meteorologici estremi. Avremo nel nostro Paese più piogge torrenziali e più periodi di siccità , più erosione delle coste e più inondazioni, più frane, più onde di calore e, probabilmente, nevicate più rari ma più intense. L’altro motivo è legato alla mancata prevenzione del passato: che consiste di tante buone opere non fatte (per esempio la pulizia dei fiumi), di tante cattive opere fatte (cementificazione legale e illegale) e collasso della cultura del territorio. E così questo nostro territorio così ricco di beni paesaggistici, ambientali e culturali risulta nel complesso più fragile proprio mentre viene sottoposto a sollecitazioni più frequenti ed estreme.
In secondo luogo dobbiamo regolare la “quantità  dei mezzi di soccorso” da mettere in campo. Non solo più spazzaneve o una miglior organizzazione per far giungere gli spazzaneve e gli altri strumenti tecnici dove servono quando servono. Comprese una rete elettrica e una rete ferroviaria e una rete stradale che non collassano quando nevica. Non solo restituire alla Protezione Civile la capacità  di assolvere alle sue funzioni di coordinamento e di azione diretta, minata sia dall’interpretazione estensiva che ne ha dato per una luna stagione Guido Bertolaso sia da una legge (la n. 10 del 2011) che ne ha fortemente ridotto le possibilità  di intervento. Occorre costruire una cultura della prevenzione concettualmente solida e tecnologicamente avanzata. Le nostre università  sono in grado di fornire, come dire, le risorse umane per realizzare questa impresa. Le diverse e crescenti sollecitazioni cui sono sottoposti il nostro territorio e i nostri beni culturali ci offrono la possibilità  di sperimentare sul campo organizzazione e tecnologie. Come sostengono autorevolmente Salvatore Settis e Luciano Gallino potremmo creare un’industria della prevenzione e della gestione del territorio e dei beni culturali capace di creare posti di lavoro qualificati e di esportare know how e prodotti all’estero.
Cosa resta da fare per trasformare questa proposta in un progetto? Beh, ridurre la terza quantità  che si è manifestata in maniera inquietante durante le giornate innevate di Roma: l’incapacità  istituzionale di affrontare in modo serio e solidale la prevenzione del rischio e la gestione dell’emergenza. Ma la polemica unilaterale del sindaco di Roma e del segretario del partito che ha la maggioranza relativa in Parlamento contro la Protezione Civile (mentre l’emergenza è in corso) farà  il paio, sui media internazionali, con l’abbandono della Concordia del comandante Schettino, gettando ulteriore discredito sul Paese.


Related Articles

Uova politiche sui tecnici

Loading

Studenti e sindacati di base caricati dalla polizia. E domani la ministra va dagli operai dell’Alenia

Casaleggio 4 ore con gli eletti Ribelli assenti: non è il re Sole

Loading

ROMA — «A che titolo viene? E per far cosa, per vederci un quarto d’ora per uno?». Il senatore Lorenzo Battista di vedere Gianroberto Casaleggio non aveva alcuna voglia: «Con lui parlerei di tutto ma non di politica». E non è l’unico a non averlo visto. Perché per i cosiddetti «dissidenti» del Movimento 5 Stelle, Casaleggio non ha nessuna legittimità.

Di Pietro candida il figlio Idv in rivolta: «Familista»

Loading

ROMA — Un vero e proprio ammutinamento. Per lo più in casa. Nel suo Molise. Antonio Di Pietro non fa in tempo a godersi gli strascichi della festa del suo partito a Vasto che deve correre a Termoli.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment