Il conflitto d’interessi della vicepresidente

by Editore | 17 Febbraio 2012 10:43

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Esperia, come tramonto. Il nome non è beneaugurante. Ma, considerati gli appoggi nei palazzi che contano, non si preoccupavano. Avevano fondato una televisione e volevano introitare fondi pubblici. Fin qua nulla da eccepire. Ma ora la storia di Esperia Tv (canale 87 digitale terrestre) sbarca in parlamento. Il Pd ha presentato un’interrogazione parlamentare (primo firmatario Dario Franceschini), indirizzata al premier Monti, al ministro dello Sviluppo economico Passera, e al sottosegretario Paolo Peluffo, in cui viene posto in rilievo il conflitto d’interessi che si staglia sullo sfondo del passaggio al digitale terrestre in Calabria.
Il proprietario di Esperia Tv, l’imprenditore Massimo Marrelli, è anche il consorte della vicepresidente della regione, Antonella Stasi (Pdl). E il Corecom, l’organismo di garanzia sulle comunicazioni (di nomina politica e controllato dalla regione), ha chiesto in questi giorni allo Stato più tempo e, soprattutto, più soldi per le emittenti locali in vista dello switch off (previsto per giugno). In soldoni, un organismo alle dipendenze della regione chiede di finanziare emittenti tra cui quella di proprietà  del marito della vicepresidente. Il conflitto è marchiano, ma c’è di più. Perché balza agli occhi degli interroganti la strana coincidenza dell’avvicendamento al Corecom avvenuto in tutta fretta all’inizio dell’anno con non poche polemiche: insediatosi nel settembre 2010, venne poi sciolto immotivatamente, per essere poi ricostituito nel gennaio scorso dal presidente del consiglio regionale, Franco Talarico (Udc). La presidente del disciolto comitato, Silvia Gulisano, ha denunciato violazioni costituzionali, della legislazione nazionale, delle leggi regionali, eccesso di potere, omissioni, abusi e, persino, documenti falsi e manomessi. Finora tutto presunto. Ma rimane incomprensibile, sul piano politico, la nomina di due vertici nell’arco di un anno in seno alla stessa maggioranza. Il sospetto, adombrato da più parti, è che l’avvicendamento non sia stato dettato da motivazioni politiche. Ma per ben altri fini.

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