by Editore | 16 Febbraio 2012 8:33
ROMA – Bastava avere una cappellina in clinica, in albergo o nelle scuole e l’Ici, ora Imu, non era dovuta. Un’elusione, quella della Chiesa italiana sugli immobili di sua proprietà usati per attività commerciali, da almeno 700 milioni di euro l’anno, secondo calcoli prudenziali dei Comuni. Ora lo “sconto” sparirà . Il premier Monti ha annunciato ieri l’intenzione di presentare sul tema un emendamento che di fatto limiterà l’esenzione totale dall’imposta, di cui gode ora la Chiesa, ai soli edifici «nei quali si svolge in modo esclusivo un’attività non commerciale». Chiese, parrocchie, sedi Caritas, oratori, mense per i poveri continueranno a non pagare. Tutto il resto sì.
Una decisione che Monti illustrerà di persona già oggi a Palazzo Borromeo, sede dell’ambasciata italiana presso la Santa Sede, quando incontrerà , accompagnato da quasi tutti i ministri e alla presenza di Napolitano, i vertici vaticani per l’anniversario dei Patti Lateranensi. A caldo, la Conferenza episcopale italiana è in attesa «di conoscere l’esatta formulazione del testo» per esprimere un giudizio. Tuttavia il suo presidente, il cardinal Bagnasco, da tempo si dice pronto ad accogliere «ogni intervento con la massima attenzione e senso di responsabilità » purché «sia riconosciuto e tenuto nel debito conto il valore sociale del vasto mondo del no profit». A fine gennaio, la Cei ribadiva la propria «disponibilità » proprio perché «materia unilaterale e non concordataria», ovvero «una legge dello Stato: e alle leggi si obbedisce».
Il dossier era in preparazione da tempo. Anche perché sul tema pende una procedura di infrazione della Commissione europea, aperta nell’ottobre del 2010 su ricorso dei Radicali, che potrebbe riservare all’Italia una condanna per aiuti di Stato entro i prossimi due mesi. Questo spiega perché il presidente Monti abbia affidato in primis il delicato annuncio ad una lettera inviata proprio al vicepresidente della Commissione Ue, Joaquin Almunia, rassicurandolo dell’intenzione di «presentare in parlamento un emendamento che chiarisca in modo definitivo la questione». Non è detto, tuttavia, che questa mossa eviti all’Italia lo schiaffo europeo e la condanna, ritenuta da alcuni addirittura imminente, a versare anche il pregresso.
La norma che il governo Monti si appresta a definire interesserà solo quegli edifici di proprietà ecclesiale adibiti ad attività economiche come le strutture turistiche, assistenziali, didattiche, sportive e sanitarie ora esentate fiscalmente perché “miste”, ovvero «non esclusivamente commerciali» come le definì un decreto del 2006 (Prodi-Bersani), vista la presenza al loro interno di luoghi di culto, come le cappelle. Monti intende correggere questa impostazione, circoscrivendo l’esenzione agli edifici in cui l’attività non commerciale è svolta «in modo esclusivo». Se «solo prevalente» (la cappella, ad esempio), lo sconto vale unicamente per quella «frazione di unità ». Non per il resto, soggetto ad Ici-Imu. Sarà il ministero dell’Economia a stabilire i criteri per individuare la proporzione tra attività commerciali o meno in base alla quale determinare l’imposta dovuta.
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