I giovani immigrati meno precari degli italiani solo il 26% ha contratti atipici

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Hanno il diploma o la laurea ma accettano mansioni modeste    

Magari si accontentano di uno stipendio più basso, ma il posto lo cercano fisso. E spesso lo trovano: su 100 stranieri occupati solo 26 hanno un contratto atipico (cioè a tempo determinato o di collaborazione), fra gli italiani la quota passa a 33. A spingerli verso il posto fisso c’è la necessità  di presentare una contribuzione regolare necessaria per ottenere il permesso di soggiorno. Il 62 per cento degli stranieri hanno dunque un posto stabile (gli italiani si fermano al 53,3), ottenuto anche grazie ad una maggiore disponibilità  ad accettare orari disagiati e mansioni più basse rispetto al titolo di studio. Il 36 per cento è sotto inquadrato, rispetto al 27,7 degli italiani. «Quando arrivano in Italia devono lavorare subito – spiega Valeria Benvenuti, ricercatrice della Fondazione – non hanno una rete familiare alle spalle che li possa mantenere».

Stranieri con assunzione regolare record in Umbria, male la Calabria    

I giovani stranieri lavorano più dei coetanei italiani. Nella fascia d’età  che va dai 15 ai 30 anni, il tasso d’occupazione degli stranieri è pari al 44,5 per cento. Una quota di gran lunga superiore rispetto a quella dei giovani italiani (32,5 per cento). Si tratta di lavoro regolare, necessario agli stranieri per ottenere e mantenere il permesso di soggiorno; ma sicuramente è molto frequente anche il lavoro nero (da quello delle badanti ai tanti braccianti agricoli) e ciò spiega le differenziazioni territoriali. Il tasso d’occupazione regolare degli stranieri è molto elevato in Umbria (57 per cento), ma decisamente più basso in Calabria (27,7). Le uniche regioni dove il tasso degli attivi italiani è superiore a quello dei giovani stranieri sono la Lombardia, il Trentino e l’Emilia Romagna.


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