I comuni costretti a pagare i militari che spalano la neve

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L’Italia è un paese ben strano. In Val d’Aosta l’inverno 2012 è uno dei più caldi degli ultimi 38 anni. Il sindaco Alemanno sbaglia anche a mettere il sale e poi litiga con la protezione civile della Regione Lazio per sapere le previsioni del tempo, quando basta un clic sul computer. Nelle Marche, invece, dove la neve ha raggiunto i tre metri, gli amministratori chiamano l’esercito e si vedono arrivare un preventivo per l’uscita che nemmeno il tecnico della lavatrice. I soldati per spalare adesso si pagano. Se possibile, l’esercito a pagamento è la notizia più surreale in questi giorni di agghiacciante default che sono l’immagine di un paese incapace di reagire alle calamità , più o meno naturali. Il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, si difende così: «Le forze armate non avanzano richieste onerose alle amministrazioni per intervenire, il problema dell’onerosità  dei concorsi riguarda i rapporti tra le ammistrazioni ministeriali». Mah. Non per ripensare allo Yeti, ma ve l’immaginate l’ex ministro della Difesa La Russa costretto a difendersi dall’accusa di inviare i soldati ad aiutare i cittadini dietro compenso, vitto e alloggio escluso? Come minimo finirebbe a palle di neve. Invece, il nuovo ministro tecnico della guerra non deve nemmeno prendersi la briga di spiegare a Porta a Porta. E, insieme a lui, l’unica istituzione che non sembra sfiorata dalla bufera è il governo Monti, saldamente al comando tra una battuta e l’altra. Se si deve pagare, paghiamo: questa è la rassegnata attitudine dei sindaci che si sono visti presentare il conto anche per qualche soldato con la pala, in un contesto dove i comuni sono strozzati per i tagli imposti dal governo. Il comune di Urbino, per esempio, spende 700 euro al giorno per dieci spalatori in tuta mimetica, quando nel circondario ci sono frazioni isolate sotto tre metri di neve. Più salato il conto per il comune di Ancona che ieri ha reclutato 14 spalatori del 28esimo reggimento di Pesaro e 17 militari in arrivo da Piacenza con sei mezzi spazzaneve. E altri comuni più piccoli, visionato il fax col preventivo dell’esercito, hanno preferito spalare la neve da soli. Il presidente della Provincia di Pesaro, Matteo Ricci (Pd), non vuole far polemiche eppure qualcosa si lascia scappare, un acceno di composta rivolta: «Non mi sembra giusto che lo Stato faccia pagare i comuni in un frangente simile, quando raggiungere o non raggiungere un’abitazione, un borgo sepolto dalla neve, è spesso questione di vita o di morte per anziani, malati e bambini». A naso non sembra giusto, eppure non si lamenta quasi nessuno. Del resto, se i militari si spostano, vengono sempre pagati dai cittadini, anche quando la destinazione è l’Afghanistan. Forse non è giusto, e comunque non possiamo continuare a prendercela con La Russa.


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