Grecia nel caos, il governo perde pezzi

by Editore | 11 Febbraio 2012 11:42

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BRUXELLES – Il salvataggio della Grecia, che ancora una settimana fa sembrava un fatto acquisito, si sta pericolosamente complicando. Il Paese, travolto dagli scioperi e da una massiccia ondata di proteste, si sta rapidamente allontanando dall’Europa e dal salvagente che Bruxelles era prontaa lanciargli per evitare la bancarotta. Questa ennesima drammatizzazione della crisi si è svolta in due tempi.

Giovedì notte, dopo molte ore di riunione concitata, i ministri dell’Eurogruppo che si erano riuniti per dare il via libera al secondo prestito di 130 miliardi, hanno rinviato la decisione e rimandato ad Atene il documento che era stato concordato dai tre partiti che sostengono il governo tecnico di Lucas Papademos. Due le ragioni. La prima è che nella nuova manovra chiesta dall’Europa mancavano ancora 325 milioni di tagli alla spesa. La seconda è che i partner non si fidano più dei politici greci e, prima di concedere il prestito, chiedono un voto vincolante del Parlamento di Atene e una promessa scritta da parte dei partiti che si impegnano a rispettare il piano di austerità  anche dopo le elezioni di aprile, quale che sia il risultato. «Il nuovo programma di aiuti alla Grecia non deve essere sottoposto a incertezze politiche», spiega Amadeu Altafaj, portavoce delle Commissione per gli affari economici. E il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha espresso con chiarezza la propria esasperazione: «Non possiamo vivere in un sistema in cui si fanno e si ripetono promesse solenni ma poi le misure prese per metterle in atto si rivelano troppo deboli». Ieri mattina, per tutta risposta, il partito di estrema destra Laos, che pure il giorno prima aveva sottoscritto l’accordo, ha annunciato di volersene dissociare. «Ci hanno umiliato: non posso tollerarlo. La Grecia non deve uscire dall’Europa, ma deve togliersi da sotto lo stivale tedesco», ha dichiarato il suo leader Georges Karatzaferis. Poche ore dopo i quattro ministri e sottosegretari iscritti al Laos hanno dato le dimissioni dal governo. Seguiti a ruota anche dalla responsabile socialista per gli affari europei: segno che il malessere della classe politica greca è ormai diffuso e trasversale. Intanto il Paese è paralizzato dall’ennesimo sciopero generale puntellato da disordini e incidenti.

E il sindacato di polizia greco ha perfino annunciato di voler arrestare i membri della troika composta da Fmi, Bce e Commissione, che negoziano le misure anti-bancarotta. A questo punto, la situazione diventa complicata. Ieri sera il premier greco ha presieduto un drammatico consiglio dei ministri straordinario per varare il pacchetto di misure di austerità  in un formato accettabile per l’Europa da sottoporre domenica al voto del Parlamento. «Non possiamo consentire che la Grecia finisca in bancarotta. La nostra priorità  è approvare il nuovo programma economico e andare avanti per raggiungere un’intesa sugli aiuti», ha detto Papademos, promettendo che la fase due del salvataggio permetterà  nel 2013 di porre fine a cinque anni di recessione.

Teoricamente, nonostante lo strappo dell’estrema destra, il Parlamento dovrebbe approvare le nuove misure con una maggioranza che sulla carta resta sopra i due terzi dei deputati. Ma il malumore per le misure chieste dall’Europa è diffuso anche tra le fila dei socialisti e dei conservatori moderati e dunque il voto potrebbe riservare qualche sorpresa. Inoltre il defilamento del Laos rende più difficile ai leader dei due maggiori partiti assumere impegni solenni a non modificare la loro linea anche dopo le elezioni. Ma a questo punto i tempi per salvare il Paese sono veramente stretti e la classe politica greca non può permettersi un nuovo scivolone, pena la bancarotta.

La preoccupazione, oltre che sui mercati, è ormai evidente anche nelle capitali. Ieri la Merkel, che ha mantenuto per il 27 il voto al Bundestag per confermare il prestito che non è ancora stato approvato a Bruxelles, ha spiegato ai suoi deputati che «una bancarotta della Grecia comporterebbe rischi che non potremmo controllare». Il timore di un contagio greco torna a farsi sentire

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