Giudice a Fiat: riassumere i tre operai di Melfi
«La Corte d’Appello di Potenza ha accolto il ricorso della Fiom contro i licenziamenti fatti per attività sindacale. È un grande passo». A comunicarlo è Emanuele De Nicola, segretario della Fiom Basilicata, a proposito dei tre operai dello stabilimento Fiat di Melfi (due sono delegati del sindacato di Maurizio Landini), licenziati nell’estate del 2010 con l’accusa di aver bloccato la produzione durante uno sciopero interno.
Una netta vittoria per il sindacato, una sconfitta per il Lingotto. Un mese dopo il licenziamento dei tre operai, il giudice del lavoro giudicò antisindacale il comportamento dell’azienda e ordinò il loro reintegro. Il 14 luglio 2011, però, la sentenza fu ribaltata: un altro giudice accolse il ricorso della Fiat e i tre operai – Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli – furono licenziati. Oggi, subito dopo la sentenza, il legale della Fiom, Franco Focareta, ha detto che il verdetto «conferma l’antisindacalità del comportamento della Fiat».
I TRE OPERAI: «VOGLIAMO SOLO TORNARE A LAVORARE»
«Vogliamo solo tornare a lavorare». Così i tre operai della Fiat di Melfi licenziati hanno accolto la decisione della Corte d’Appello di Potenza che obbliga l’azienda al reintegro. Barozzino, Lamorte e Pignatelli hanno assistito alla lettura della sentenza e subito dopo si sono commossi: fuori dall’aula, sono stati accolti da un applauso dei loro colleghi. «Vogliamo solo tornare a lavorare», hanno detto i tre, fra una telefonata e l’altra a parenti e amici.
IL LINGOTTO: RICORSO IN CASSAZIONE
«Seguendo la linea già tenuta nei precedenti gradi di giudizio, la Fiat non intende rilasciare alcun commento sulla sentenza della Corte d’Appello di Potenza, contro la quale presenterà ricorso in Cassazione». È quanto si legge in una nota del Lingotto. «L’Azienda, comunque, tiene a sottolineare che considera inaccettabili comportamenti come quelli tenuti dai tre lavoratori e che proseguirà le azioni per impedire che simili condotte si ripetano».
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