Finanza, blitz a Napoli e gli incassi volano maxifrode Iva da 1,2 miliardi sui cellulari

by Editore | 16 Febbraio 2012 8:32

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ROMA – Non fanno lo scontrino e non potrebbero neanche farlo. I commercianti non hanno neanche il registratore di cassa. Perché non hanno mai avuto intenzione di usarlo. Mai considerata l’ipotesi di un controllo della Guardia di finanza, come è successo nei quartieri della Napoli bene nel giorno di San Valentino. In pieno stile blitz a Cortina.
Il dato che ne esce batte quelli di qualsiasi altra città  italiana. L’82 per cento dei commercianti controllati – ossia quattro casi su cinque – non è in regola con le norme fiscali. E alla vista dei finanzieri l’improvviso incremento degli incassi registrati raggiunge la media del 133 per cento. Caso record in un negozio di elettronica con una impennata del 985 per cento. Dati che riguardano i negozi e i pittoreschi mercati partenopei, sempre affollati perché i prezzi sono più bassi. In vetta alla classifica il mercato di Sant’Anna Capuana: quaranta commercianti su cinquanta non emettono scontrini e non hanno neanche la partita Iva. Il blitz non riguarda però solo i commercianti. C’è il capitolo “auto di lusso”. Su 35 controlli, in otto casi si tratta di automobilisti con basso reddito o del tutto sconosciuti al fisco. Scoperto un anziano con pensione da 1.833 euro al mese, reddito dichiarato 22 mila euro all’anno. Ma l’auto che guida è intestata a lui: Porsche 997 Carrera immatricolata nel 2010, prezzo 100 mila euro. Altra Porsche, anch’essa Carrera, modello precedente, il 996. Bella signora a bordo. È sconosciuta al fisco, nessun reddito dichiarato. Ma l’auto è sua. E il giovane sull’Audi A5. Vive di “redditi da fabbricati”. Controllo ai terminali. Gli affitti rendono appena cinquemila euro all’anno, l’auto è stata pagata cinquantamila euro.
Napoli capitale dell’evasione? Intanto a Roma è stata scoperta una frode da oltre un miliardo. Su ordine della procura, ieri la Finanza ieri ha setacciato la penisola con 150 perquisizioni. E’ stata individuata una banda in affari soprattutto con cellulari e computer. Compravano in tutta Europa e rivendevano in Italia a prezzi fortemente concorrenziali presso la grande distribuzione. Per esempio un i Phone al 20 per cento in meno. La frode al fisco è di un miliardo e 200 milioni, più 240 di Iva comunitaria. Per sei persone è stato chiesto l’arresto, ma sono 90 quelle denunciate. «Vogliamo scoprire chi sono i reali beneficiari – dice il colonnello Massimo Mendella – potrebbero esserci grossi marchi». 
La “truffa carosello” è andata avanti dal 2007 ai giorni nostri. A capo dell’organizzazione due famiglie, una di Napoli e una di Tivoli. Erano loro a comprare il materiale elettronico nei paesi dell’Ue. Telefoni e computer andavano poi ad una società  sponda realizzata in Romania, la Transilvania Phone, che intanto evadeva l’imposta per l’acquisto intracomunitario. Poi con false fatture, i prodotti venivano rivenduti a cartiere italiane intestate a prestanome. Erano le cartiere a piazzare i prodotti nella grande distribuzione. Ma anche stavolta veniva evasa l’Iva. Breve la vita di queste società , spesso legata ai tempi di un’operazione. Ne sono nate e morte 57 in questo affare. Ma è ampia la rete dei contatti. La Finanza perquisito oltre cento ditte in tutta Italia.

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