by Editore | 7 Febbraio 2012 9:06
A quanto accertato fino a ieri sera 9 persone sono morte, mentre 14 ancora in vita sono state estratte dalle macerie. Ma il bilancio si annuncia ben più pesante, perché nell’edificio di tre piani erano al lavoro 62 persone, ha detto il viceprefetto Ahad Cheema.
Soccorritori e vicini lavoravano ieri a mani nude tra le macerie, perché non è difficile far avvicinare gru o altri macchinari pesanti: la fabbrica crollata si trova infatti nel cuore di un quartiere popolare lungo Multan road, tra strade e viuzze troppo strette per consentire il passaggio.
I vicini hanno descritto una forte esplosione poco prima di vedere la fabbrica afflosciarsi. Anche due case vicine, anzi a contatto con l’edificio, sono crollate.
La gran parte dei lavoratori intrappolati nell’edificio sono maschi tra 14 e 23 anni, dicono le autorità , ma ci sono anche 17 donne e ragazze. E il limite d’età non dev’essere tanto tassativo, perché tra i morti c’è almeno un bambino di 10 e tra i sopravvissuti uno ha 8 anni. «Ero dentro la fabbrica quando ho sentito l’esplosione», ha raccontato: «Altri due ragazzi erano con me; abbiamno cominciato a correre. Non so se sono salvi».
La fabbrica produceva prodotti veterinari, a quanto è dato sapere. Il viceprefetto Cheema ha detto che quella fabbrica non doveva essere attiva: «Doveva essere sigillata. Indagheremo sul perché era in funzione». Non ha precisato però perché era stata sigillata.
Molto di più hanno detto i vicini ai cronisti accorsi sul luogo: dicono che più volte avevano protestato, perché un luogo di produzione industriale di quelle dimensioni non doveva essere in una zona residenziale. E per tre volte le autorità ne avevano ordinato la chiusura. La fabbrica però appartiene a un noto politico locale, che ha sempre usato la sua influenza per far farla riaprire.
Certo è che la strage di operai solleva molti interrogativi. uno è sull’età di quei lavoratori in gran parte bambini. L’altro è sulle misure di sicurezza industriali, le regolamentazioni sugli edifici e sulla loro collocazione urbanistica (questa fabbrica era nel cuore di una zona residenziale densamente abitata). Le regolamentazioni sono inadeguate, ma soprattutto sono poco applicate: anche perché la corruzione e la connivenza tra politica e affari sono onnipresenti – come dimostrano i fatti.
Ieri sera tutte le autorità parlavano di «tragedia», mentre i soccorritori e molti vicini stavano lavorando ancora, sempre a mano – con martelli, pale, picconi – nella speranza di estrarre ancora delle persone in vita.
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