E la professoressa Fornero uscì da un libro di De Amicis

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Quel « a posto » era tutto un programma: pochi fronzoli per la testa, la barra del timone familiare in mani sicure, una vita lontana da leggerezze e pretenziosità . Nata a San Carlo Canavese, sposata bene, due figli, economa ed economista, tra imassimi esperti di previdenza, Fornero viene sempre descritta come una donna « a posto » : non guarda la tv « cattiva maestra » , siede al governo ma non rinuncia a qualche weekend nel Canavesano a curare l’orto; invita a cena Mario Monti per parlare dei massimi sistemi ma lo fa mentre gli cucina un risottino; a chi la vuol tirare per la giacca oppone un secco rifiuto: « Basta giacchette, solo maglioni » . Tutto in lei concorre al ritratto della donna « a posto » : mai messo piede in un locale per « giovani » , studentessa modello, sacrifici, studio e rigore, un unico grande amore — Mario Deaglio, economista, ex direttore del Sole 24 Ore, esponente tipico ma discreto della « liberal gauche torinese » — no alle cattive compagnie nella fedeltà  assoluta alla Compagnia San Paolo, solo un piccolo cedimento per le creme di bellezza. Eppure, basta seguire la divertente imitazione che ne fa Germana Pasquero ( « Monti mi fa sangue » ) perché traspaia una Fornero occulta. Chi è Elsa Fornero? Non ci sono dubbi: un personaggio di Edmondo De Amicis. Ma sì, è lei quella maestrina che « porta una gran penna rossa sul cappello e una crocetta di vetro giallo appesa al collo » . Dalle elementari è passata all’università , la voce argentina « che par che canti » ha lasciato il posto al tono autorevole della tecnocrate, ma le due anime del padre putativo non sono scomparse. Fornero si commuove davanti alle telecamere ma, come De Amicis, fa soprattutto piangere, con un punta di compiaciuto sadismo. Con Marcegaglia e Camusso pretende il lei, le riforme si fanno anche senza quella palla al piede della concertazione. E solo una maestrina dalla penna rossa poteva trattare Bonanni e Angeletti come due incalliti « fuori corso » e il sottosegretario Martone come un suo assistente un po’ sfigato.


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