by Editore | 16 Febbraio 2012 11:44
Certo, i segnali di rallentamento erano evidenti da vari trimestri, ma la politica economica comunitaria e dei singoli stati non ha fatto nulla. Anzi, ha fatto. Ma con scellerati provvedimenti «pro ciclici» che – anziché contrastare le evidenti tendenze recessive – le hanno esaltate con manovre restrittive finalizzate a cercare di tenere sotto controllo i conti pubblici, clamorosamente destabilizzati dalla crisi e dal successivo «salvataggio» del sistema finanziario.
L’esempio più clamoroso è la Grecia: nel 2009 il rapporto tra il debito pubblico e il Pil era al 120% e ora – dopo le cure da cavallo imposte – è al 180%. Compreso l’anno in corso, Atene da 5 anni sarà in recessione. L’ultima caduta del Pil (-7% nel quarto trimestre) è terrificante e sta producendo effetti catastrofici sul tessuto sociale del paese, dove oltre un quinto dei lavoratori è disoccupato.
Ma la Grecia è solo la punta di un gigantesco iceberg europeo nel quale oltre un quarto della popolazione – ci dicono le statistiche Eurostat – è a rischio di povertà o di esclusione sociale. Esaltare il mito della crescita è errato, ma senza crescita del Pil (che non significa produrre più merci) non si va da nessuna parte. Anzi, si va verso una povertà di massa che è quello che sta accadendo non solo in Grecia, ma in molti paesi del Mediterraneo.
L’Italia (anche per le reiterate manovre correttive) è tra i paesi più colpiti dalla caduta del Pil: -0,7% nell’ultimo trimestre rispetto al trimestre precedente e -0,5% rispetto al quarto trimestre del 2010. Complessivamente, negli ultimi 4 anni, il Pil è stato in caduta nel 2008 e 2009 (complessivamente oltre il 6% ) ed è risalito solo dell’1,4% nel 2010, più un misero 0,4% nel 2011. E nel 2012 andrà ancora peggio: il Pil sembra destinato a scendere di almeno l’1,5-2 per cento.
Questo significa che gli italiani saranno in media di oltre il 6% più poveri rispetto al 2007. Ma le medie sono malandrine: appiattiscono la situazione reale, dissimulano il crescente malessere di una parte (sempre più larga) dei cittadini.
La situazione è chiarissima. Il governo Monti aveva promesso efficienza e equità . La capacità tecnica ha fatto brillare sprazzi di efficienza (cosa non difficile, vista l’incapacità del precedente governo), ma di «equità » non c’è traccia. Come ricordava Marx al «cittadino» Weston, quando la zuppa nella scodella è la stessa e a mangiare è più d’uno, per distribuire con maggiore equità il pasto occorre modificare i cucchiai dei commensali. Monti, invece, ha ridotto la minestra (il Pil) e – al tempo stesso – la dimensione dei cucchiai, ma chi appoggia il suo governo tace.
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2012/02/dove-finita-lequita/
Copyright ©2024 Diritti Globali unless otherwise noted.