Dal G20 niente soldi all’Fmi “Prima l’Ue rafforzi il fondo”

by Editore | 27 Febbraio 2012 2:33

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CITTA’ DEL MESSICO – – L’economia mondiale soffre. Le aspettative di crescita per quest’anno sono «moderate» , i rischi al ribasso continuano ad essere «alti». I Grandi del mondo riuniti a Città  del Messico assicurano «massima vigilanza» sui rincari del prezzo del petrolio, il nuovo ostacolo alla ripresa, frutto delle tensioni geopolitiche nei Paesi produttori. Lanciano un appello all’Europa perché risolva presto e bene la crisi del debito. Rinviano il rafforzamento delle barriere anti-contagio: nessun accordo è atteso su ulteriori fondi al Fmi, se ne riparlerà  ad aprile. Usa e Gran Bretagna vogliono che prima la Ue aumenti le sue difese e solo dopo sarà  possibile rafforzare quelle del Fmi.
Si chiude così il vertice tra i ministri e i governatori del G20, incentrato in larga parte proprio sui problemi di Eurolandia. La Germania, dopo le resistenze iniziali, sembra ora aprire a un rafforzamento del fondo salva-Stati, il cosiddetto firewall, a marzo. «Un mese che ha 31 giorni», come specifica subito il ministro tedesco, Wolfgang Schaueble, smorzando così le aspettative di quanti speravano in un accordo a giorni, già  al prossimo Consiglio europeo. Gli Usa, con il ministro Tim Geithner, premono su Berlino perché non tergiversi ancora, preoccupati che la crisi di Eurolandia finisca per intaccare anche la fragile ripresa in corso negli States. Il tutto, mentre la Bce di Mario Draghi promette una nuova maxi-iniezione di liquidità  sui mercati.
Strettamente connessa al firewall europeo c’è la questione dell’aumento delle risorse del Fmi che sarà  valutato solo nelle riunioni di aprile del Fondo, dunque dopo l’eventuale mossa della Ue. Alla fine però, tra i denari Ue e le nuove risorse del Fmi dovrebbero essere disponibili almeno 2 mila miliardi di dollari, una “potenza di fuoco” sufficiente per eventuali aiuti d’emergenza anche a grandi Paesi, come Italia e Spagna. In più, a quel punto, potrebbero partecipare all’operazione pure le nazioni emergenti. Pagheranno però solo in cambio di un maggiore potere all’interno del Fmi, come ribadisce a chiare lettere il ministro brasiliano, Guido Mantega. 
Il comunicato dei Grandi è stringato. Gli sherpa ci lavorano per due giorni no-stop. Viene diffuso solo a tarda ora, quando in Italia è già  notte fonda. Segno che su molti punti non è stato facile trovare un intesa. Chi ha partecipato alla riunione racconta infatti che, proprio sul doppio problema del rafforzamento del fondo salva-stati Ue e dell’aumento delle risorse del Fmi, si è discusso a lungo perfino sugli aggettivi. Usa, Cina, Giappone e Brasile volevano definire la mossa europea come “essenziale” , la Ue invece preferiva il termine “importante”. Ma talvolta anche la scelta delle parole fa la differenza. In ogni caso, prima o poi la Ue farà  la sua parte e, subito dopo, toccherà  al Fmi, raggruppando appunto 2 mila miliardi di dollari. Prima o poi perché la Germania, intende mettere mani al portafoglio solo quando sarà  certo che i Paesi deboli di Eurolandia non allentino la presa sul fronte del rigore. Per ora ha manifestato la disponibilità  a dare il suo contributo al fondo salva Stati in due tranche, anziché cinque.

Grilli: “Ora non siamo sotto la lente apprezzato il ritmo delle riforme”    


I Grandi del mondo apprezzano il «ritmo incalzante» con cui l’Italia sta facendo le riforme. Piace la «velocità  massima» di azione del governo. Vittorio Grilli, viceministro dell’Economia, racconta come ci vedono gli altri. Inviato dal premier Monti a Città  del Messico per rappresentare il Paese al vertice del G20, riferisce ai partner i dettagli di tutte le misure prese sui conti pubblici, le liberalizzazioni, la riforma del mercato del lavoro: «Su questo non ci hanno posto scadenze». 
Grilli è il capo delegazione di questo vertice, a cui partecipa anche il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Ci tiene a dire che, a differenza dell’ultima riunione a venti di Cannes, tre mesi fa, stavolta l’Italia «non è il soggetto sotto la lente». Naturalmente resta la sorveglianza dell’Fmi, a carattere trimestrale, come deciso in quell’occasione, l’ultima del governo Berlusconi. «Ma il contesto è cambiato. Tutti si sono resi conto che stiamo facendo quello che è giusto fare. C’è più fiducia. Anche i mercati si stanno tranquillizzando, come dimostra la discesa dello spread. Oggi, per i ministri e i governatori del G20 è più importante vedere che realizziamo le cose piuttosto che verificare se le facciamo». Resta il fatto che «era fondamentale aggiustare i conti» mentre adesso è «cruciale» concentrarsi sulla crescita con «politiche mirate»: «C’è la consapevolezza che debba essere garantita su basi solide e con un bilancio risanato». Un monito lanciato anche da Visco su questo stesso palcoscenico internazionale.
Grilli conversa con i giornalisti in una pausa dei lavori del vertice messicano. Delle faccende italiane parla poco, salvo un accenno alla cancellazione del fondo per ridurre le tasse con i proventi della lotta all’evasione: «Un tesoretto ancora non c’è», ripete, allineandosi alla posizione dello stesso Monti e della Banca d’Italia. Si dilunga invece sulla situazione generale dell’economia. Nella sua visione, condivisa anche dagli altri partner, «le cose vanno meglio del previsto: Siamo in recessione ma è mild», ossia blanda, moderata. E comunque «meno pesante di quanto si temesse a dicembre».

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