COCCA DI MAMMA

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E poi i giovani di ieri hanno troppe tutele, «bisogna spalmarle» come si fa con il burro e la marmellata per coprire l’intera fetta di pane. È un crescendo di provocazioni quello messo in atto dai pezzi da novanta del governo dei professori, da Monti a Fornero, passando per Cancellieri. Questi giovani di ieri che vogliono salvare l’Italia sì che la sapevano lunga, già  da ragazzi, tant’è che cambiavano lavoro in continuazione, dalla Ue al Fmi, dall’università  al sistema bancario, dalle fondazioni alle compagnie. Adesso dalla cattedra di palazzo Chigi spiegano a figli e nipoti che se li insultano lo fanno per il loro bene. Infatti vogliono spalmare tutele, diritti, ammortizzatori sociali; li vogliono licenziabili per farli assumere da qualcun altro come paria, per dar loro, infine, tutte le tutele di questo mondo e addio precarietà . Tutte le tutele, tranne quelle che avranno già  tolto a tutti. Vogliono far schiattare di fatica i più anziani fino a settant’anni così sarà  più facile liberare i posti per i suddetti sfigati, monotoni, cocchi di mamma. Anzi, i cocchi di mamma si diano da fare per creare loro stessi lavoro, parola di un altro professore centravanti, Profumo. Se non ci pensano loro ci penserà  l’ala destra Passera con la privatizzazione di tutto ciò che è ancora pubblico.
Qualche provocatore pessimista, fuori dal coro che inneggiava a Monti per liberarsi da Berlusconi, aveva sussurrato che immolare Berlusconi per santificare Marchionne non ci avrebbe fatto fare un gran salto in avanti. Quei provocatori che vedono il bicchiere mezzo vuoto invece che mezzo pieno lo dicevano dopo aver sentito il professor Monti giurare che i campioni del momento (un anno fa) erano Marchionne e Gelmini. Sempre con i giovani nel cuore, Fornero dice che il tempo dell’art.18 è scaduto e i diritti non vanno estesi ma “spalmati”, appunto. Va bene ascoltare tutti, persino la Cgil. 
L’importante è che poi il governo se ne fotta delle loro critiche e finalmente decida in piena autonomia quel che aveva già  deciso fin dalla sua nascita. Tanto, qualche sindacato ha già  abbassato la cresta, e tutti, comunque, danno per scontati tre anni senza la tutela dell’art. 18 per i nuovi assunti. Così gli imprenditori nostrani, d’oltre Alpe e d’oltre Oceano si precipiteranno a investire i loro capitali nel Belpaese. E la crisi, come la pancia nella vecchia pubblicità  dell’olio Sasso, non c’è più.
Il posto fisso per tutti, dice mamma Fornero, è un’illusione. Ma c’è già  in rete qualche buontempone che precisa: per qualcuno il posto fisso c’è, anzi ce ne sono due. Sarebbe proprio il caso della figlia della ministra Elsa Fornero che insegna nella stessa università  di mamma e papà , che in più sarebbe «responsabile unità  di ricerca» per conto della HuGeF, una fondazione creata e finanziata dalla Compagnia San Paolo di cui mammà  è stata vicepresidente. Niente da invidiare a quel giovane Michel Martone, vice di Fornero, che ha fatto carriera con gli aiutini del padre, nonché di Dell’Utri, Brunetta e Previti.
Ci mancherebbe solo che, andando avanti di questo passo, dopo aver peccato pensando «aridatece Berlusconi!», i soliti disfattisti fossero spinti a compiere un crimine ancor più grave, gridando «aridatece Sacconi!».


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