Camusso, timori di isolamento dal governo e dal Pd

by Editore | 13 Febbraio 2012 9:25

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Susanna Camusso persegue due obiettivi chiari in questa trattativa: il primo è stare al tavolo il più possibile, nel tentativo di condizionare il negoziato su temi che considera alla portata di un accordo per il suo sindacato. Il secondo è non tornare nell’isolamento e mantenere il ritrovato dialogo con Cisl e Uil, che fin qui ha prodotto un bilanciamento del tavolo sulla riforma del mercato del lavoro.
È per questo che le indiscrezioni circolate ieri su un presunto incontro con Mario Monti, e forse più ancora l’ipotesi di un accordo già  sottoscritto con il governo, comprensivo di modifiche sostanziali dell’articolo 18, hanno colpito molto il segretario, che sicuramente ne discuterà  con la sua segreteria nel consueto appuntamento di oggi pomeriggio. Camusso sembra tenere moltissimo a difendere la propria strategia: discutere di tutto, lasciando per ultimo l’articolo 18. 
Se un accordo c’era tra governo e Cgil (ma anche con il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani) era proprio su questo metodo e finora aveva funzionato. Ai più stretti collaboratori che ieri hanno sentito Camusso, il segretario ha assicurato che finora il patto era stato rispettato e perciò che nessuna fuga in avanti era possibile sul tema: figuriamoci un accordo. Non sulla stabilizzazione dei precari, in cambio di una flessibilità  nei primi tre anni di assunzione e nemmeno sull’articolo 18 e i licenziamenti discriminatori. 
Qualsiasi concessione per Camusso passa attraverso una compensazione, uno scambio, e «finora — avrebbe detto ai suoi — non ho visto lo scambio». Sulla questione dei precari da stabilizzare attraverso il meccanismo delineato dai giuslavoristi Tito Boeri e Pietro Garibaldi, e riversato in più progetti di legge, la Cgil potrebbe alla fine trovare un accordo. Ma prima Camusso vuole essere sicura che vengano eliminati tutti quei contratti che creano precarietà , come l’abuso delle finte partite Iva. 
Sull’ipotesi, sempre delineata da Pietro Garibaldi, di consentire alle imprese in start up e a quelle straniere che si insedino in Italia, una sospensione dell’articolo 18, il leader della Cgil non sentirebbe ragioni: la norma creerebbe un inaccettabile doppio binario.
E poi c’è il punto dirimente: l’articolo 18. A Camusso la proposta di Raffaele Bonanni, leader della Cisl, di circoscrivere la tutela dell’articolo 18 ai licenziamenti discriminatori e disciplinari, liberando quelli economici, non piace. E comunque, è il pensiero del segretario, non è quello che il governo ha in mente, visto che il ministro Fornero vuole riformare l’intero sistema degli ammortizzatori sociali.
Insomma concedere spazi sull’articolo 18, che non sia l’accelerazione dei procedimenti giudiziari, per Camusso è inutile se poi il governo intende procedere sulla propria strada. È per questo che per la Cgil la controversia sull’articolo 18 andrebbe stralciata dall’accordo tra le parti sociali, accordo assolutamente necessario per condizionare la trattativa, e rimessa alle decisioni del governo e al negoziato con i partiti. 
Ma sul punto ci sono due scogli. Uno è il granitico segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, convinto che un accordo tra parti sociali, compresa Confindustria, non possa prescindere da qualche concessione in più sull’articolo 18 rispetto a quelle offerte dalla Cgil. E altrettanto persuaso che un fronte compatto delle parti sociali sia l’unico modo per modificare il testo che il governo sta preparando. Le distanze tra Cgil e Cisl restano ampie, se è vero che Bonanni, nel caso il governo usasse la linea dura, non ha nessuna intenzione di diventare un «sindacato greco», cioè di scendere in piazza con uno sciopero in un momento come questo. Mentre la Cgil sembrerebbe intenzionata a non escludere il ricorso alla protesta di piazza nel caso in cui il negoziato fallisse. 
E poi c’è il Pd, che finora attraverso Bersani ha spalleggiato Camusso. L’asse però tra Cgil e Pd è destinato a incrinarsi nel caso in cui la Cgil respinga l’accordo. In un’ipotesi simile il Pd sarebbe chiamato a scegliere tra l’appoggio al governo e quello alla Cgil. Una decisione che potrebbe spaccare il partito, se è vero che già  adesso il responsabile economico Stefano Fassina ha sposato la linea della Cisl sull’articolo 18, mentre l’ex ministro Cesare Damiano, vicino alla Cgil, manda a dire: «Mi lascia perplesso una soluzione che veda il sindacato coinvolto nelle decisioni sui licenziamenti individuali».
Al momento non è possibile prevedere l’esito della vicenda. A metà  settimana l’incontro con il governo potrebbe chiarire alcuni passaggi. Soprattutto si potrà  verificare se il governo ha intenzione di disporsi a una trattativa vera o si limiterà  a un vigile ascolto.

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