by Editore | 7 Febbraio 2012 12:34
Il gelo con il quale la ministra Annamaria Cancellieri ha di fatto scaricato ieri Gianni Alemanno tentando di chiudere la polemica scatenata contro il capo della Protezione civile Franco Gabrielli, deve aver intirizzito il sindaco di Roma più della neve di questa capitale sottozero. Senza parlare degli spifferi gelidi arrivati dalle fila del suo partito dove, se si esclude il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto e poche altre voci isolate, nessuno si è proprio stracciato le vesti in sua difesa. Ma mentre ieri pomeriggio una nota del Viminale smorzava i toni confermando da parte del ministro Cancellieri solo un invito «alla coesione istituzionale» e un richiamo al principio di sussidiarietà su cui si basa il sistema di Protezione civile che vuole i Comuni al primo gradino della responsabilità , Alemanno continuava a testa bassa la sua crociata contro il “modello debole” di Gabrielli. «Mi sono preso le critiche da tutti per aver denunciato per primo il problema (di una Protezione civile «ridotta, dopo Guido Bertolaso, ormai a passacarte», ndr) – ha ribattuto il sindaco – e adesso tutti mi stanno dando ragione e sono finalmente contento che ci si stia accorgendo che c’è un problema».
Il problema c’è, eccome, ma forse sta soprattutto nella difficoltà a seguire con ordine e responsabilità tutti i passaggi di allerta del sistema di Protezione civile nazionale. Meccanismo noto almeno alla governatrice Renata Polverini che ieri ha dichiarato per la Regione Lazio lo stato di calamità naturale e ha difeso l’operato dell’ex prefetto dell’Aquila: «Abbiamo detto a Gabrielli che fino a quando saremmo riusciti ad andare avanti con i nostri mezzi lo avremmo fatto, poi questa mattina (ieri, ndr) ho chiesto io personalmente e ho ottenuto il sostegno e infatti stanno arrivando dalla Protezione civile nazionale mezzi e strumenti». Polverini ha poi annunciato che avrebbe chiesto «un incontro con il presidente del Consiglio Monti e con il prefetto Gabrielli per vedere se sarà necessario attivare lo stato di emergenza». Decisione che comunque impegna soprattutto la Regione e solo su richiesta, in un secondo momento, il Dipartimento nazionale. Che ieri in via del tutto eccezionale ha inviato un bollettino meteo specifico al Campidoglio e alla Regione Lazio corredato da una nota di puntualizzazione: «Seppure non previsto dalle vigenti procedure nazionali – scrive il Dipartimento di via Ulpiano – nello spirito di collaborazione fino ad oggi mantenuto e per prassi consolidata dal 2006, il Settore meteo del Centro Funzionale Centrale di questo Dipartimento predispone e trasmette quotidianamente, fra le ore 12 e le 14, una previsione specifica per il Comune di Roma». Idem per la Regione. Ma Gabrielli rammenta anche che «poiché ogni previsione meteorologica è necessariamente espressa in termini probabilistici», è «il livello locale» a dover «adottare strumenti di pianificazione ed organizzazione delle risorse umane e strumentali disponibili per approntare, in tempi congrui, le misure preventive necessarie a garantire la tutela della pubblica e priva incolumità ». Cosa che peraltro Alemanno ieri ha fatto quando, appresa la possibilità di ulteriori precipitazioni nevose nella nottata, ha ordinato per oggi ancora un altro giorno di chiusura delle scuole. Ma non dei pubblici uffici, in modo da monitorare meglio il ritorno alla normalità della vita della capitale.
Eppure, la polemica sollevata da Alemanno contro il modello di Protezione civile incarnato da Gabrielli ha sicuramente lasciato traccia. Tanto per cominciare, ha fatto infuriare i dipendenti del Dipartimento nazionale che in una lettera sottoscritta da oltre 300 lavoratori hanno intimato al sindaco romano di smettere di «insultare» coloro che da giorni lavorano senza sosta per fronteggiare l’ondata di maltempo e «che tutto possono essere considerati fuorché passacarte». «Quando poi Alemanno invoca di ripristinare la Protezione civile di Bertolaso trasferendola al ministero dell’Interno – scrivono ancora i dipendenti di Via Ulpiano – dimostra definitivamente la sua totale ignoranza del sistema di protezione civile, della sua storia e del suo funzionamento perché fu proprio Bertolaso a consolidare la collocazione del Dipartimento all’interno della Presidenza del consiglio». «È un equivoco», si difende il sindaco confermando «il massimo rispetto e la massima attenzione ai lavoratori e ai volontari» ma anche la massima critica alla «forma di coordinamento nazionale del sistema».
Ma cos’è che di preciso non piace ad Alemanno della Protezione civile nazionale? Il sistema di allerta del territorio? Eppure non è ancora chiaro quale «piano neve» avesse predisposto il sindaco in vista dell’annunciata precipitazione, fosse pure di pochi centimetri anziché i venti che hanno messo in ginocchio la città . Il suo attacco invece è stato nitido ed è andato a segno contro la legge Milleproroghe del 2011 (n.10) quella che per volere di Tremonti mise mille paletti e il visto preventivo del ministero dell’Economia alle spese straordinarie disposte dalle ordinanze di Protezione civile. Legge che anche Gabrielli criticò duramente fin da subito ma sempre sottolineando che se si voleva mettere davvero un freno alle spese folli che avevano caratterizzato l’epoca Bertolaso si doveva solo cancellare una la legge 401/2001, quella che regala ai «grandi eventi» la gestione in deroga a ogni norma vigente, cosa fino ad allora possibile solo in caso di calamità . Ma su questo punto, anche ieri, è sceso un gelido silenzio.
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