Cafagna, una vita a sinistra

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Certo, ora lo si ricorda per i suoi titoli accademici — professore emerito di storia contemporanea a Pisa — e per le analisi penetranti presenti in vari suoi saggi — nel campo della programmazione economica italiana e dell’industrializzazione capitalistica europea. Si ricordano la sua partecipazione da studente alla Resistenza, l’ingresso nel Pci, l’uscita nel ’56 dopo l’invasione dell’Ungheria al fianco di Antonio Giolitti (del quale rimase sempre stretto collaboratore). Ancora, il ruolo di commissario dell’Autorità  garante per il mercato e la concorrenza, negli anni novanta, e il travagliato percorso politico tra Prima e Seconda Repubblica, attraverso la Rosa nel Pugno, i Ds e il neo Partito socialista. 
Eppure il senso profondo della sua vita intellettuale è stato sempre legato all’ideale di una sinistra modernamente socialdemocratica, capace di rappresentare un’alternativa di governo stabile e credibile al polo liberal-conservatore. E proprio su questo è centrato il suo libro più famoso, Duello a sinistra, scritto con Giuliano Amato per il Mulino nel 1982. Negli anni dell’ascesa di Craxi, Cafagna riconosceva la novità  socialista ma insisteva sul fatto che il Pci ancora impersonasse, pur fra mille contraddizioni, la «socialdemocrazia reale» in Italia. Inutile, dunque, aspettarsi — come faceva Craxi — che cadesse nel cesto socialista come un frutto maturo. La storia della fallita alternativa di sinistra, almeno fino alla nascita della Seconda Repubblica, gli ha dato ragione: ma di questa lungimiranza, di certo, Luciano Cafagna non ha mai avuto occasione di vantarsi.


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