Bufera Celentano, la Cei vuole le scuse la Rai si dissocia e commissaria Sanremo

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ROMA – Neppure ai tempi del berlusconiano editto bulgaro c’era stato un tale caos. Altra storia. Ma alle 11,30 del mattino, quando Paolo Garimberti il presidente della Rai, e Lorenza Lei, il direttore generale, hanno chiamato a raccolta i consiglieri presenti in sede, già  si poteva immaginare come buttava. La contromisura sul Celentano show – che ha invitato a chiudere i giornali cattolici Avvenire e Famiglia cristiana e ha attaccato i preti che non parlano di paradiso – si è abbattuta circa un’ora dopo con una nota: «La Rai si dissocia da Celentano». Di più. Il direttore Lei, «dopo avere ascoltato informalmente il presidente e i consiglieri di amministrazione, ha deciso di inviare il vice direttore generale Antonio Marano a coordinare con potere di intervento il lavoro del festival». Un commissariamento. Sul banco degli imputati ci sono soprattutto Mauro Mazza, il direttore di Rai1, il direttore artistico del festival Gianmarco Mazzi e la deregulation totale. Per oggi è convocato un cda da resa dei conti. 
Le cose sono precipitate subito dopo una nota dell’agenzia stampa dei vescovi, Sir: «Ci attendiamo scuse». E via al j’accuse nei confronti del Molleggiato, com’è noto religiosissimo, a cui la Rai ha offerto carta bianca, un cachet formidabile (devoluto in beneficenza) e la rinuncia sui diritti web. Sdegno del Vaticano. I vescovi denunciano le «parole insensate». Dicono che Celentano ha dimostrato «il vuoto che è anche dentro di lui. Vuoto di conoscenza di ciò che le testate cattoliche professionalmente sono…un vuoto voluto, e quindi più triste». Don Sciortino, il direttore di Famiglia cristiana, giudica Celentano «un piccolo attivista dell’ipocrisia, un finto esegeta della morale cristiana che sfrutta la tv per esercitare le sue vendette private». Idem Marco Tarquinio, il direttore di Avvenire. Sul sito di Famiglia cristiana un editoriale senza firma denuncia «la prima fila di papaveri che alla fine del vaniloquio si alzano in piedi ad applaudire invece di tirare ortaggi». La Lei telefona per scusarsi a nome dell’azienda a Sciortino, Tarquinio e al critico tv del Corriere della sera, Aldo Grasso definito «deficiente».
Gli ascolti record del festival non fanno da contrappeso al terremoto politico. Il consigliere Rai Giorgio Van Straten giudica «la situazione fuori controllo sotto l’aspetto tecnico ed editoriale». Antonio Verro, altro consigliere, sostiene che «se Mazzi non è d’accordo su Marano può dimettersi». Marano, che fu sottosegretario leghista del primo governo Berlusconi, sarà  «plenipotenziario», anche se da Morandi a Mazza precisano che la loro autonomia non si tocca. Reprimenda di Garimberti: «La libertà  è sacra, anche quella di Celentano, ma va esercitata con responsabilità  e rispetto, se no rende le provocazioni insopportabili». Il “caso Celentano” non è ancora approdato in Vigilanza, ma Vita mette le mani avanti: «L’arte non si censura mai». C’è una polemica nella polemica: quella sulla Consulta, perché Celentano l’ha attaccata per la bocciatura del referendum elettorale. Di Pietro apprezza: «Grazie Celentano». Parisi avverte: «Rispetto per la Consulta».


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