Bruxelles: “Tempo scaduto per la Grecia”

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BRUXELLES – La Grecia è più che mai sull’orlo della bancarotta, mentre la coppia franco-tedesca rispolvera l’idea di un «commissariamento» dei conti pubblici ellenici. Domenica una riunione tra il premier «tecnico» Lucas Papademos e i tre principali partiti rappresentati nel parlamento di Atene si è chiusa senza un accordo sulle ulteriori riforme di bilancio chieste dall’Europa come condizione per la concessione del secondo prestito di 130 miliardi. I negoziati riprenderanno oggi e, intanto, il governo di Atene ha annunciato il taglio di 15.000 dipendenti pubblici. La Commissione europea avverte che «siamo già  oltre il limite che avevamo fissato» per il raggiungimento di un’intesa. La troika, composta da rappresentanti del Fondo monetario internazionale, della Banca centrale europea e della Commissione, chiede al governo greco di tagliare i salari minimi, cancellare le tredicesime, riformare il sistema pensionistico e ridurre ulteriormente il numero dei dipendenti pubblici.
Se non ottempererà  a queste richieste, la Grecia non riceverà  il secondo prestito Ue per 130 miliardi di euro e al 20 marzo, quando dovrà  rimborsare oltre 14 miliardi di buoni del tesoro in scadenza, dovrà  dichiarare la bancarotta. Oltre al negoziato sulle riforme con i partiti politici, Papademos è impegnato anche su un altro fronte, perché deve trovare un accordo con i rappresentanti delle banche mondiali su un taglio concordato del valore dei bond già  emessi. Inizialmente si era parlato di una riduzione del 50 per cento, rivelatasi però ancora insufficiente a rendere solvibile il debito ellenico. Ora si cerca di arrivare al 70 per cento. Se le banche non dovessero accettarlo, si creerebbe comunque una situazione di «default» e gli istituti finanziari che hanno emesso cds («credit default swaps») per assicurare i detentori di titoli greci dovrebbero ripagare gli assicurati con il rischio di innescare una nuova bufera finanziaria.
Ieri Merkel e Sarkozy, dopo una riunione congiunta dei governi francese e tedesco a Parigi, hanno assicurato di voler mantenere ad ogni costo la Grecia nel sistema della moneta unica, evitando una bancarotta che la spingerebbe fuori dall’euro. Tuttavia l’accoppiata france-tedesca è stata inamovibile sul fatto che il secondo prestito è condizionato sia alla messa in opera delle riforme domandate, sia ad un accordo tra le banche e il governo di Atene. «Gli elementi per l’accordo non sono mai stati cosi’ vicini. Sia per i creditori privati sia per i creditori pubblici. Ma ora bisogna concludere. Non avere un accordo e’ per noi inimmaginabile», ha dichiarato Sarkozy, portando ad esempio i «progressi spettacolari» compiuti dall’Italia nel risanamento dei conti pubblici.
Ma evidentemente Francia e Germania non nutrono verso Papademos la stessa fiducia che hanno in Monti. Infatti ieri hanno rispolverato l’idea di vincolare l’utilizzo dei soldi del nuovo prestito al solo rimborso dell’enorme debito pubblico greco e al pagamento degli interessi. Se questa ipotesi passasse, si tratterebbe di una fortissima limitazione della sovranità  greca sui propri conti pubblici, paragonabile di fatto a quel commissariamento europeo che la Germania aveva proposto prima dello scorso vertice, salvo poi fare marcia indietro di fronte alle proteste di altri governi.


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