Bot annuali di nuovo sotto il 2% Visco: “Tornano gli acquisti esteri”
Città del Messico – «Gli investitori stranieri tornano a comprare i titoli di stato italiani», annunciano con una certa soddisfazione il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco e il viceministro dell’Economia, Vittorio Grilli, al termine del G20 di Città del Messico. E subito i dati gli danno ragione. Va a ruba un’asta di Bot per complessivi 12,25 miliardi, con richieste per circa 16 miliardi e tassi ai minimi dal settembre 2010. Quello a sei mesi scende all’1,2%, in pratica ai livelli pre-crisi.
Il ritorno degli acquirenti, nell’analisi dei due rappresentanti italiani al G20, è uno dei segnali di crescita della fiducia verso l’Italia, dopo la cura di rigore del governo Monti. Nella conferenza stampa congiunta che chiude questo summit, tutto dedicato ai guai di Eurolandia e alla creazione degli strumenti anti-contagio, Visco spiega come dopo la "fuga" della scorsa estate di banche e investitori stranieri, in parte compensata dagli acquisti dei risparmiatori italiani, si avverte ora un «cambio di rotta». Puntualizza: «Gli stranieri comprano i nostri titoli perché rendono abbastanza bene, sono sicuri e hanno liquidità e strutture per scadenza molo interessanti».
Un accenno analogo lo fa anche il presidente della Bce, Mario Draghi, pure impegnato in Messico. Nella sua visione, ora che molti governi europei hanno avviato riforme strutturali serie, gli investitori stranieri hanno ricominciato a farsi vivi perché «è tornata la fiducia nell’euro» ed Eurolandia è di nuovo «un posto sicuro».
Giusto domani scatta la seconda maxi-iniezione di liquidità da parte della Banca centrale europea. Da ieri la banche italiane interessate hanno dovuto avviare la richiesta alla Banca d’Italia, presentando garanzie – detti collaterali- che stavolta possono riguardare anche i mutui ai privati. Visco stima che il ricorso degli istituti nazionali a questa asta di rifinanziamento triennale «sarà importante». Ritiene anche che, al momento, non c’è bisogno di una terza operazione del genere. E, non ultimo, ricorda che le banche nazionali non hanno aumentato la loro esposizione in titoli di stato, senza però nemmeno ridurla, dopo le misure di liquidità della Bce di dicembre.
Ora bisognerà vedere se useranno parte di questi fondi anche per l’acquisto di titoli di stato oltre che per finanziare l’economia reale. «Non ci sarebbe nulla di male a comprare titoli di Stato».
Visco fornisce anche qualche dato: dei 116 miliardi ricevuti dalla Bce a dicembre, le banche italiane ne hanno usato la metà per sostituire i finanziamenti a 3 mesi e 1 anno con quelli triennali. La liquidità nuova effettivamente disponibile è stata dunque pari a 60 miliardi.
Anche il viceministro Grilli, fino a poco tempo fa direttore generale del Tesoro, si dice soddisfatto della tendenza positiva sul debito pubblico evidenziata anche «dal calo degli spread» delle ultime settimane e, adesso, dall’asta dei Bot. In dettaglio: il Tesoro colloca titoli semestrali e flessibili a 295 giorni per 12,25 miliardi, il massimo importo previsto. Di questi, 8,75 miliardi riguardano la tranche a sei mesi con un rendimento dell’1,2% (1,9 in gennaio e oltre il 6% tre mesi fa). La domanda ha superato l’offerta di 1,36 volte. Collocati anche 3,5 miliardi di Bot flessibili al tasso dell’ 1,29% e domanda doppia.
Related Articles
Il lungo viaggio di Eurolandia verso il default
C’è una storia che racconta di un uomo che era stato condannato a morte dal re. Il monarca gli disse però che se avesse insegnato al suo cavallo a parlare nel giro di un anno, avrebbe avuto salva la vita. Il condannato accettò. Quando gli chiesero il motivo, rispose che tutto poteva succedere: il re poteva morire, oppure poteva morire lui, o magari il cavallo avrebbe davvero imparato a parlare.
Crollano le pensioni liquidate nel 2011 il 30% in meno a causa del rinvio
Crollano le nuove pensioni erogate dall’Inps nel 2011. Nei primi undici mesi dell’anno le uscite sono state 94 mila in meno di quelle registrate nello stesso periodo del 2010. Un calo che sfiora il 30 per cento, dovuto per lo più all’effetto delle finestre mobili e dunque figlio delle vecchie regole volute dal governo Berlusconi.
Lo stato sociale è in agonia. Eppure c’è chi insiste
La vicenda dell’Ilva di Taranto deve portare ad un attento riesame delle scelte fatte in questi ultimi anni in materia di privatizzazioni; a sua volta, questo riesame implica la presa di coscienza dell’agonia nella quale versa lo stato sociale che i meno giovani tra noi ricordano e forse rimpiangono. In cosa consisteva questo stato sociale?