Banche e imprese, moratoria sui debiti

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MILANO — Un accordo che interviene su tre fronti per dare ossigeno alle piccole e medie aziende. Con l’intesa sulla moratoria dei mutui, siglata ieri tra l’Abi (associazione bancaria) e organizzazioni imprenditoriali (tra cui Confindustria, Rete Imprese, Alleanza delle cooperative, associazioni agricole), il governo mette a segno un altro tassello, fondamentale, per la ripresa del Paese. Un accordo salutato positivamente da tutti i protagonisti, con il ministro dello Sviluppo Corrado Passera e il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli in testa (anche se non sono mancate riserve, come quella manifestata dal numero uno di Confindustria, Emma Marcegaglia: «dà  un sollievo significativo alle nostre imprese, ma non risolve il problema del credit crunch»). E che, visti i tempi magri e le critiche condizioni del mercato, dovrebbe bissare se non addirittura superare, con i numeri, la partecipazione di un’analoga iniziativa dell’agosto 2009, quando, alla moratoria promossa dall’allora ministro Tremonti (che lui stesso definì «il sabbatico dei debiti»), aderirono 220 mila imprese, per un totale di 15 miliardi di rate sospese.
Ma che cosa prevede questa nuova moratoria, e quali sono le condizioni previste dall’intesa?
Innanzitutto le imprese che possono beneficiare delle nuove misure sono quelle di piccole e medie dimensioni, operanti in tutti i settori, che come definito dalla normativa comunitaria hanno meno di 250 dipendenti e un fatturato inferiore a 50 milioni, oppure con totale attivo di bilancio fino a 43 milioni. Al momento della presentazione della domanda devono essere in bonis, non devono cioè avere nei confronti dalla banca sofferenze, partite incagliate, esposizioni ristrutturate oppure esposizioni scadute o sconfinanti da oltre 90 giorni.
Come precisato da una nota dell’Abi, l’obiettivo è quello di «assicurare la disponibilità  di adeguate risorse finanziarie per le imprese che pur registrando tensioni presentano comunque prospettive economiche positive».
Tre le misure d’intervento previste: la sospensione dei crediti, il loro allungamento e il rilascio di nuovi finanziamenti.
Per quanto riguarda la sospensione, possono essere ammesse le rate dei mutui e delle operazioni di leasing finanziario che non abbiano già  usufruito della sospensione prevista dalla precedente moratoria del 2009. Le rate, inoltre, non devono essere scadute da più di 90 giorni. È prevista poi «la possibilità  di allungare la durata dei mutui, quella di spostare in avanti fino a 270 giorni le scadenze del credito a breve termine per esigenze di cassa con riferimento all’anticipazione di crediti certi ed esigibili, e quella di allungare per un massimo di 120 giorni le scadenze del credito agrario di conduzione. L’intesa prevede quindi, in riferimento all’erogazione di nuovi crediti, «che per le imprese che avviano processi di rafforzamento patrimoniale, le banche si impegnano a concedere un finanziamento proporzionale all’aumento dei mezzi propri realizzati dall’impresa».
Da parte delle banche c’è l’impegno a fornire una risposta entro 30 giorni. Nel caso l’impresa non abbia ritardati pagamenti, le domande per sospensione delle rate di mutui, dei canoni di leasing e di allungamento a 270 giorni delle scadenze del credito a breve per sostenere le esigenze di cassa, si intendono ammesse dalla banca, salvo esplicito rifiuto. Le banche che decideranno di aderire all’accordo dovranno comunicarlo all’Abi, impegnandosi a renderlo operativo entro 30 giorni. Le richieste da parte delle imprese dovranno essere presentate entro il 31 dicembre 2012.
Tra le voci critiche all’intesa, oltre a Confindustria, anche l’Alleanza delle cooperative («è un pilastro per la ripresa, ma deve essere accompagnato da altre misure, come il rafforzamento del fondo centrale di garanzia e l’irrobustimento patrimoniale dei consorzi fidi») e Rete Imprese («serve un ulteriore passo in avanti con strumenti nuovi»).


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