Atti d’amore per l’arte dei comics

by Editore | 3 Febbraio 2012 8:03

Loading

Hicksville del neozelandese Dylan Horrocks, appena riproposto da Black Velvet nell’edizione definitiva (pp. 272, euro 22), è un vero atto d’amore nei confronti del fumetto espresso nella costruzione di una storia sentimentale del genere, alla quale si accosta in parallelo un’altra storia, quella di opere realizzate dai più grandi artisti del novecento e mai pubblicate, custodite in una biblioteca dalle atmosfere borgesiane, situata nello sperduto villaggio neozelandese che dà  il titolo al volume. L’opera diventa così una sorta di romanzo di formazione a ritroso, una ricerca di radici che affonda nel mistero, ricca di episodi oscuri o taciuti, con storie che si intrecciano le une nelle altre, in cui episodi accaduti nello spazio remoto di Hicksville in Nuova Zelanda, «luogo in culo all’universo», si riverberano sulla scena planetaria dei comics, coinvolgendo autori di fama mondiale. Con taglio ironico e un tono surreale che potrebbe ricordare un Julio Cortà zar, ricostruisce una storia parallela del genere narrativo, componendo un meccanismo in cui si sposano alla perfezione dimensione emotiva, nostalgia e intelligente senso del gioco.
In un articolo intitolato Una lettera da Hicksville (perchè amo il fumetto neozelandese) l’autore Dylan Horrocks, descrive la scena fumettistica del suo paese sottolineando la dimensione epica di cui si è nutrita, in un continente nel quale nei lontani anni Cinquanta e Sessanta era un’impresa eroica perfino riuscire a procurarsi albi di autori stranieri, primi tra tutti (e tra i più amati dall’autore) i supereroi della Dc Comics, della Marvel e soprattutto i sottili e ampi volumi con le storie di Tintin. Diventare autore di fumetti in Nuova Zelanda, conclude Horrocks, è stata un’avventura che ha avuto qualcosa di eroico. Ciò nonostante nel corso degli anni si è consolidato un gruppo di autori consacrati a un’arte che nel paese nessuno riconosceva e spesso non rispettava. Ancora oggi la Nuova Zelanda conserva qualcosa di quel clima e il fumetto vive all’interno di piccole entusiastiche comunità  concentrate intorno a poche testate. 
Hicksville è sostanzialmente la storia di una passione che ha fatto molta fatica ad esprimersi e proprio per questo contiene un’intensità  e un costante livello di ispirazione che ne fanno un opera imperdibile per gli amanti del fumetto.
L’acuto intreccio di ironia, verità  e invenzione conquista il lettore che riconosce immediatamente la felicità  espressiva dell’autore. Veniamo alla storia: Leonard Batts è un giornalista americano inviato in Nuova Zelanda per scrivere un articolo sul paese natale di Dick Burger, colui che viene universalmente riconosciuto come la nuova star del fumetto mondiale, erede del grande Jack Kirby. Il suo arrivo è denso di misteri, di interrogativi, durante il soggiorno accadono fatti inspiegabili. Qualcuno gli fa trovare sistematicamente pagine di un nuovo, sconosciuto fumetto d’avventura. Tutti gli abitanti di Hicksville sembrano odiare Burger, rifiutandosi di parlarne nonostante il fumetto, in questo sperduto paesino, sembra essere la principale passione di tutti. E, cosa ancora più incredibile, nel paese esiste addirittura una biblioteca fantastica che contiene tutti i fumetti scritti e quelli mai pubblicati. La fortuna di Burger rimane un mistero. La storia si evolve su un doppio piano narrativo: il racconto classico si intreccia con un sottotesto in forma di «fumetto nel fumetto», il confine tra i due piani narrativi è spesso sottile, a tratti indistinguibile. Numerosi personaggi di sottofondo rubano la scena alla storia principale conferendo una dimensione corale alla trama.
Costanti rimandi ad autori veri, ai quali vengono rivolte critiche sferzanti: esilaranti quelle a Todd McFarlane, autore del famoso supereroe Spawn e quelle ad autori inventati, preludono alla risoluzione del mistero che può essere spiegato con l’atteggiamento di rimprovero che l’autore Dylan Horrocks nutre nei confronti di una esasperata mercificazione del fumetto, della quale uno dei principali responsabili si rivela proprio il famoso concittadino Dick Burger, colpevole di aver svenduto l’amore per originario per l’arte dei comics in cambio di fama e ricchezza. Hicksville alla fine si svela come una costruzione immaginaria, frutto della passione nutrita da tutti coloro che apprezzano il fumetto, il luogo in cui tutti i sognatori lettori di comics vorrebbero risvegliarsi. Il disegno di Horrocks amalgama un’infinità  di soluzioni grafiche, ciascuna adatta al segmento narrativo illustrato. Il tratto a volte accurato, altre volte nervoso e graffiante, si presenta complessivamente elegante e curato, come una rapsodia musicale va giudicato nell’insieme e il risultato finale appare più che soddisfacente. 
Hicksville richiede una lettura attenta, non priva di riferimenti che risultano spesso oscuri ai non amanti del genere. L’analisi dei meccanismi di mercificazione dell’arte e la consapevolezza di ciò che attraverso l’arte l’uomo può esprimere, non disturbano la leggerezza, il buonumore e la poesia che l’opera riesce a infondere.

Post Views: 172

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2012/02/atti-damore-per-larte-dei-comics/