Art.18 e polemiche. Cgil: “No a manutenzioni”

by Editore | 6 Febbraio 2012 10:47

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L’Articolo 18 è di nuovo sulle prime pagine dei giornali Italiani. “Una sua manutenzione intesa come diminuzione della sua efficacia non è giusta e nemmeno necessaria’. E’ questa la pronta risposta del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso alle proposte avanzate da Cisl e Uil durante il fine settimana. 

La formula in discussione è “robusta manutenzione”.L’ha usata domenica Raffaele Bonanni, in un’intervista al Sole 24 ore. “Se l’articolo 18 è un ostacolo per alcune inefficienze, parliamone – ha detto –  Siamo disponibili a una robusta manutenzione, ma non all’abolizione che indebolirebbe le tutele dagli abusi e dalle discriminazioni”. 

Di qui la pronta replica di Camusso dai microfoni di Radio Popolare. Il segretario Cgil afferma: “La cosa che ci preoccupa più di tutte è l’idea che da un confronto sul mercato del lavoro e sul tema fondamentale del dualismo del mercato del lavoro e della precarietà  si è passati a una discussione su come indebolire le tutele dei lavoratori”.Il presidente del Consiglio. Mario Monti continua intanto a spingere per una modifica. Venerdì scorso in un’intervista a tutto campo a Repubblica Tv, era tornato  sul tema più ostico del confronto appena avviato sulla riforma del mercato del lavoro.  Per Monti l’articolo 18,  “per come viene applicato in Italia, sconsiglia investimenti di capitali stranieri, ma anche italiani”.

“Questo è un governo che spesso pensa di non dover rendere conto a nessuno e quindi immagina di poter procedere anche da solo”,  è la replica di Susanna Camusso. “Il tempo della trattativa sul lavoro può essere breve o lungo. Dipende da quale disponibilità  c’è a discutere delle questioni vere e provare a risolverle”.

“Certo, se bisogna discutere solo di licenziamenti il tempo diventa infinito. Non faccio previsioni ma penso che ci sono questioni molto complicate su cui le posizioni sono profondamente diverse”. “Penso – conclude Camusso – che bisogna fare tutti gli sforzi per trovare delle soluzioni su almeno due temi: precarietà   e allargamento degli ammortizzatori sociali”.

Il sindacato di Corso d’Italia,
poi, snocciola le cifre della crisi del lavoro in Italia. Secondo la Cgil, sono oltre tre milioni i precari in Italia, ma se al dato Istat si sommano tutte le forme di lavoro falsamente autonome non conteggiate, risulta che quasi il 50 per cento dei giovani occupati è precario. I dati sono stati forniti dal segretario confederale della Cgil Fulvio Fammoni, che ha spiegato: “questa quota sarà  rapidamente superata, visto che nelle nuove assunzioni la percentuale di lavori temporanei è salita ormai all’80. A questo si aggiungono poi i due milioni e 300 mila disoccupati e oltre un milione di lavoratori interessati dalla cassa integrazione, dati entrambi purtroppo in crescita”.

Sempre secondo Fammoni
, ci sono poi un milione di part time involontari, con un numero di ore così basso da essere assimilabili alla condizione di precari a tutti gli effetti. Si calcola poi che ci siano tre milioni di persone sfruttate col lavoro nero e sommerso. “Questa è dunque la situazione del lavoro in Italia” conclude Fammoni: “Si tratta di nove milioni di persone in grandissima difficoltà  col lavoro. Il tema da affrontare e risolvere è questo e la propaganda sui licenziamenti facili, oltre a essere palesemente sbagliata, serve solo a nascondere questa gravissima realtà ”.

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