Arabia saudita e Qatar fulgidi casi di democrazia

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Lo scorso novembre 16 sauditi, tra cui nove noti riformatori, sono stati condannati a pene varianti dai cinque ai 30 anni di carcere. Le fustigazioni sono la regola. A Jubail una ragazza di 13 anni è stata condannata a 90 frustate e 2 mesi di reclusione per essersi ribellata ad un’insegnante. Cinque anni di carcere e 500 frustrate invece per un uomo condannato perché omosessuale. In Arabia saudita il boia è sempre molto impegnato e tra coloro che si trovano nel braccio della morte ci sono anche condannati per apostasia e stregoneria. Questo regno «esempio» di democrazia e tolleranza, sceso in campo per portare la libertà  alla Siria, inoltre ospita lo sceicco siriano Adnan al Arour. Una delle voci della protesta contro Assad, al Arour è noto per aver incitato – dai microfoni di Wisal Tv e Safa Tv – i sunniti siriani a «fare a pezzi, a tritare e a dare in pasto ai cani» coloro che appaiono come sostenitori del regime, tra cui i cristiani. (http://www.youtube.com/watch?v=h3lhyT3602Y&feature=related). Eppure la televisione satellitare saudita al Arabiya, in prima linea contro Assad, lo descrive come un «sunnita moderato», una «figura simbolica» per gli attivisti anti-Assad, un uomo che lancia inviti «pacifici e non violenti» all’insurrezione.


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