2012, IL SORPASSO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE PIà™ PORTATILI E SMARTPHONE CHE ESSERI UMANI

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ROMA – Sarà  l’anno del sorpasso, quello dei cellulari e degli iPad sull’uomo. Già , perché a quanto pare i dispositivi mobili connessi al web, computer portatili inclusi, nel 2012 diventeranno più numerosi degli abitanti della Terra. Fino a raggiungere, tra quattro anni, quota dieci miliardi contro i sette miliardi e duecento milioni della popolazione mondiale. Un apparecchio digitale e mezzo per ogni persona. Oppure, se preferite, una nuova forma di intelligenza artificiale fatta dai suoi neuroni a forma di microprocessori per smartphone o netbook. 
La stima è della Cisco, colosso da 35 miliardi di dollari l’anno fondato da una coppia di ricercatori della Stanford University nel 1984. Due che hanno fatto fortuna grazie ai router sui quali viaggiano oggi la maggior parte dei dati del web. Tanto che la loro azienda, fra le grandi sorelle della Rete, è una delle poche a sapere esattamente chi, quando e con cosa si connette a Internet. «Il boom degli smartphone è sotto gli occhi di tutti», spiega Paolo Campoli, chief technology officer di Cisco. «Basti pensare che nel 2016 occuperanno in termini di dati prodotti il 48 per cento del traffico sulla Rete. Un volume pari a 33 miliardi di dvd, oltre quattro miliardi di miliardi di file mp3 e un numero quasi incalcolabile di sms». Insomma, il mondo mobile sembra aver perso ogni freno inibitorio. Nel 2011 del resto, stavolta la fonte è la Gartner, sono stati venduti ben 478 milioni di iPhone e simili, con una crescita del 58 per cento rispetto all’anno precedente. Si moltiplicano e si diffondono perfino in Africa, diventando il mezzo per microtransazioni economiche, sistema per navigare in Rete e per comunicare anche là  dove strade e infrastrutture semplicemente non esistono. Altrove, in Asia, l’ascesa è vertiginosa: fra quattro anni l’area della Cina e del Giappone varrà  poco meno del 40 per cento di tutto il traffico prodotto da apparecchi dotati di scheda sim, contro il 22 per cento dell’Europa e il diciotto degli Stati Uniti. «Rappresentano una potenza di calcolo incredibile nel loro complesso», commenta Vittorio Morino direttore del dipartimento Pattern analysis and computer vision dell’Istituto Italiano di Tecnologia, il luogo in cui si lavora su analisi ed elaborazioni dei segnali video. «E chissà  che un domani qualcuno non sviluppi un’applicazione capace di sfruttare i processori dei dispositivi mobili connessi come fossero un unico computer. Ma alla fine non è tanto la velocità  di elaborazione quella che conta, quanto la diffusione capillare di accessi che permettono di condividere informazioni. Video in primo luogo». Che sono infatti il motore principali di questa crescita esponenziale. Molte emittenti televisive hanno cominciato a trasmettere online. In Inghilterra ad esempio, da quando è nato iPlayer della Bbc, servizio a sottoscrizione per iPad, il traffico in quel Paese ha subito un’impennata. Realtà  come Netflix, per l’affitto di film online, occupano il 30 per cento della banda negli Stati Uniti. E sappiamo che presto sbarcheranno anche in Europa. «Poi ci sono le persone che sempre più spesso caricano video su Facebook o su YouTube», fa notare Campoli. E siamo al cuore di questo nuovo e gigantesco organismo digitale che ha ormai superato i sette miliardi di dispositivi connessi fra loro: la condivisione di contenuti e la loro fruizione. Un anno fa era soltanto l’uno per cento degli utenti a generare metà  del traffico della Rete. Oggi invece quella élite si è allargata, trasformandosi nel 20 per cento. Significa che le persone che usano in maniera intensiva il web sta crescendo di pari passo con la diffusione dei dispositivi mobili. O meglio, proprio grazie alla loro diffusione.


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