Viaggio nei paesi dell’«asse del male» Per fare che?

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E manca anche – mancanza che si nota – il Brasile, la super-potenza regionale, il cui presidente Dilma Rousseff sembra volersi smarcare dall’alto profilo che l’ex-presidente Lula aveva impresso ai rapporti con l’Iran (nel 2009 aveva accolto Ahmadi Nejad a Brasilia, nel 2010 era andato lui a Tehran nel ruolo di mediatore della crisi internazionale sul nucleare iraniano, un viaggio e un ruolo che non erano piaciuti a Washington). Così questa volta, niente Brasile, anche se il Brasile nel 2011 ha superato la Russia quale primo esportatore di carne all’Iran (senza contare soya e zucchero) ed è schizzato al 10° posto fra i partner commerciali con la Repubblica islamica (rapporto peraltro asimmetrico: l’Iran è il 27° partner commerciale del Brasile).
Cosa è andato a fare Ahmadi Nejad in America latina? Ovvio, affari e politica in una fase in cui l’Iran è impegnato in una escalation con gli Usa, è bersaglio di nuove sanzioni economiche unilaterali (sempre più invasive) da parte degli Stati uniti e, a fine gennaio, della Unione europea.
Sul piano economico-commerciale in America latina l’Iran non è la Cina, ma anche se resta un «minor player» il giro d’affari sta crescendo in fretta (con l’Ecuador ad esempio gli investimenti iraniani da 6 a 168 milioni di dollari in un anno). Sul piano politico l’interesse reciproco risiede nella comune posizione di resistenza e di opposizione alle posizioni Usa. E’ evidente che il peso delle relazioni «fraterne» fra Chà¡vez e Ahmadi Nejad va ben oltre il 42° posto occupato dall’Iran nella lista dei partner commerciali del Venezuela.
L’Iran ha bisogno di rompere l’isolamento e trovare il modo di aggirare le sanzioni. Per questo l’America latina (con le sue banche) può risultare molto utile. Tanto utile da spingere Tehran a finanziare un canale internazionale in spagnolo all’interno della televisione statale iraniana. HispanTV ha cominciato a trasmettere il 21 dicembre, obiettivo America latina.


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