by Editore | 3 Gennaio 2012 7:54
Specie dopo il «no» del britannico David Cameron all’accordo sulla governance economica.
Nei discorsi alla nazione di fine anno la Cancelliera tedesca e il Presidente francese hanno usato parole simili. «Il prossimo anno sarà sicuramente peggiore del 2011» (Merkel); «state finendo l’anno più preoccupati per voi stessi e per i vostri bambini» (Sarkozy). Tuttavia i due leader si presenteranno in condizioni di forma diverse. Certo il numero uno dei francesi, già in piena campagna elettorale, pensa e dichiara che «l’Europa dovrebbe guidare il mondo, la Francia dovrebbe guidare l’Europa, e Sarkozy dovrebbe continuare a guidare la Francia», come ha efficacemente sintetizzato il periodico americano New Yorker. Il debito pubblico francese, però, si avvia a perdere la tripla A nel rating e i funzionari del Tesoro guardano con l’apprensione finora vissuta dai «periferici» colleghi italiani, spagnoli o greci all’asta dei titoli di stato per un controvalore di 8 miliardi in programma giovedì 5 gennaio.
Angela Merkel, invece, accoglierà l’ospite con la fresca conferma del primato tedesco: «solo» 2,9 milioni di disoccupati, la cifra più bassa degli ultimi 20 anni.
Questa Germania un po’ più forte e questa Francia un po’ più debole dovranno misurarsi con il resto dell’Unione europea per ora incapace anche solo di ipotizzare una leadership alternativa, o almeno più corale. Il vertice del 9 gennaio ripartirà proprio da qui, da come tradurre in un testo giuridico operativo e vincolante il protocollo di intesa firmato da 26 Paesi lo scorso 9 dicembre. Esiste già una bozza in 14 articoli e, soprattutto, si è già messo in moto un meccanismo di consultazione per arrivare alla versione finale. Intorno al tavolo dei negoziati sono stati invitati anche le istituzioni europee, Commissione ed Europarlamento. C’è stata una riunione poco prima di Natale e la prossima è fissata per il 6 gennaio. Non sarà risolutiva, ma certamente porterà materia di discussione al caminetto del duo Merkel-Sarkozy. La Cancelliera tedesca è già sul chi vive. I suoi diplomatici di stanza a Bruxelles le hanno inviato un rapporto che considera preoccupante l’evoluzione dei lavori. Molti Paesi, la Commissione guidata da Josè Manuel Durao Barroso e i tre parlamentari incaricati di seguire il negoziato (Elmar Brok Ppe; Roberto Gualtieri, Sinistra e democratici; Guy Verhofstadt, liberaldemocratici) hanno presentato 29 documenti. Dopo una rapida occhiata i tedeschi si sono resi conto che diversi emendamenti alterano il senso dell’accordo firmato dai governi. In particolare Parlamento e Commissione spingono per riportare le procedure di accertamento e controllo dei conti pubblici all’interno della legislazione comunitaria. Il «fronte istituzionale» sta raccogliendo segnali di apertura da Belgio, Lussemburgo, Polonia e in parte Italia. L’Europarlamento, inoltre, propone di eliminare il riferimento tassativo allo 0,5% di deficit per far scattare la procedura di infrazione.
Aldilà degli aspetti tecnici, Angela Merkel insisterà con Sarkozy per blindare l’accordo. Dopo mesi di offensiva l’alleanza franco-tedesca ha fatto passare il principio che è necessario rafforzare il rigore sui bilanci a tutti i costi, anche rinunciando all’unanimità all’interno della Ue. Il presidente francese finora ha assecondato la linea di Berlino. Il tema del 9 gennaio è esattamente questo: un Sarkozy più assediato dai mercati è ancora in grado di appoggiare senza cedimenti il rigore dei tedeschi? Urge risposta a breve, visto che il 30 gennaio è già convocato il Consiglio europeo.
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