Usa, Il paradosso repubblicano

by Editore | 12 Gennaio 2012 9:56

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Lo confermano, dopo i caucuses dell’Iowa, le assemblee primarie tenutesi martedì in New Hampshire, piccolo stato della Nuova Inghilterra che si affaccia solo per un breve tratto sulla costa atlantica, grande come la Lombardia (24.000 kmq), ma quasi spopolato (1,3 milioni di abitanti). 
Il verdetto dei 245.000 elettori che si sono espressi nel New Hampshire non è stato scontato, anche se il vincitore è il favorito Mitt Romney, 64 anni, mormone ed ex governatore del vicino stato del Massachusetts, che ha ottenuto il 39,3% delle preferenze. Ma il secondo arrivato, Ron Paul, è andato oltre le aspettative, con il 22,8 %, seguito da un altro mormone, il governatore dello Utah Jon Huntsman, con il 16,9%.
Huntman sperava in un risultato migliore, visto che nell’ultimo anno ha abitato in questo stato e ha ricevuto l’appoggio di un giornale influente nella regione come il Boston Globe. Probabilmente per lui la corsa è già  finita, ma parteciperà  alle prossime primarie, per prepararsi il terreno per una candidatura tra quattro anni. 
Al contrario, Paul era accreditato di un risultato assai inferiore, intanto perché è texano, quanto di più lontano dalla mentalità  del New England. Poi perché il suo messaggio politico è un mix di destra radicale e di posizioni che tirano anche a sinistra ma che sono fuori sia dalla classica cultura repubblicana moderata, sia dal tipo di estremismo del Tea Party: deputato del Texas, assai razzista, dà  voce all’antipolitica versione Usa. Proprio perché vuole smantellare lo stato, questo dottore specializzato in ostetricia e ginecologia vuole abolire l’imposta federale sui redditi, revocare il diritto di aborto, è isolazionista, vuole che gli Usa escano dalle Nazioni unite e dalla Nato, è contro la limitazione delle armi, ma nello stesso tempo è contrario alla «guerra alla droga», vuole revocare il Patriot Act (che consente renditions e torture) e chiudere le basi militari all’estero. Il risultato è che questo 76-enne ha raccolto quasi la metà  (il 47%) dei voti dei giovani (18-29 anni), e pochissimi tra gli anziani: solo il 12% degli over-65 anni ha votato per lui, mentre il 42 % ha preferito Romney.
Il fatto che gli altri candidati di estrema destra siano arrivati con grandissimi distacchi dice che gli elettori repubblicani si stanno già  ponendo un problema di eleggibilità  del candidato che a novembre si presenterà  contro Obama: Newt Gingrich ha ottenuto solo un disperante 9,4%, proprio come Rick Santorum, che in Iowa aveva costituito la sorpresa, ma qui non si è ripetuto. Mentre il governatore del Texas Rick Perry che a dicembre aveva il vento in poppa, in New Hampshire ha ricevuto solo lo 0,7 % dopo che già  in Iowa si era fermato al 10%. 
Gingrich, Santorum e Perry sono già  praticamente fuori corsa anche se esternano propositi bellicosi per le primarie del South Carolina e poi della Florida (21 e 31 gennaio). In South Carolina i bigotti (qui si dice «cristiani conservatori») pesano molto. E paradossalmente questo fa il gioco di Romney: se tutti bigotti avessero un solo candidato, lui in South Carolina sarebbe sconfitto (per di più gli evangelici vedono i mormoni come il fumo negli occhi); così invece, con un voto di destra ancora diviso tra Santorum, Perry, Gingrich e Paul, lui può sperare di vincere. 
Il sito (di destra) Politico titolava «Romney: divide et impera in South Carolina». Santorum spera ancora di far parte a novembre del ticket di Romney come candidato alla vicepresidenza, mentre Ron Paul si limita a voler arrivare alla convention di Tampa con abbastanza delegati da condizionare il programma di governo repubblicano.
Resta il fatto che i repubblicani si stanno sbranando tra di loro e che il Tea Party nutre una fortissima diffidenza per Romney, anche se è l’unico candidato se non credibile, almeno non patetico. E questo fatto la dice lunga sulla crisi repubblicana, se una simile rosa di nomi è il meglio che il Grand Old Party può trovare: secondo un sondaggio Cbs, il 58% degli elettori repubblicani è insoddisfatto di questi candidati e pensa che nessuno di loro rappresenti i suoi interessi. 
Se le cose rimangono così, Obama può dormire tra due guanciali, perché uno come Romney se lo pappa a colazione, soprattutto dopo che Romney avrà  dovuto affrontare per mesi la campagna sui suoi trascorsi al fondo d’investimenti Bain che ha guadagnato una barca di soldi liquidando società , ristrutturando e licenziando migliaia di dipendenti. Outsider repubblicano cercasi disperatamente.

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