Unione fiscale, ecco la nuova bozza scontro con la Germania sul debito

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Mario Monti lascia Roma e a sorpresa vola a Bruxelles. Il premier arriva nella capitale belga e si chiude in casa (ne possiede una dai tempi in cui era commissario Ue) con i diplomatici italiani presso l’Unione europea. Al centro della riunione nuova bozza sul fiscal compact, il Trattato che imporrà  maggiore disciplina sui conti pubblici ai governi. Proprio oggi – mentre Monti sarà  a Parigi per incontrare Sarkozy – gli sherpa dei governi inizieranno a discutere il testo emendato sulla base delle richieste delle capitali pervenute a Bruxelles lo scorso 29 dicembre. La nuova bozza – di cui Repubblica è in possesso – mantiene quell’impronta rigorista voluta dalla Germania di Angela Merkel ma in parte accontenta Italia e Francia su una serie di tutele nella riduzione del debito pubblico che, era il timore, avrebbe potuto soffocare le economie di Roma e Parigi già  in piena crisi economica. Eppure con una zampata la Merkel è riuscita ad infilare una nuovissima procedura per debito eccessivo, preoccupante per Monti e Sarkozy. L’Italia resta poi delusa sui temi della crescita e del mercato interno. Non accolta la richiesta di scorporare gli investimenti pubblici da calcolo del deficit. Ma i negoziati sono solo all’inizio e al vertice di marzo che lancerà  l’Unione fiscale ideata lo scorso dicembre mancano ancora due mesi. Anche di questo Monti (insieme al ministro Enzo Moavero) parlerà  oggi a Parigi con Fillon e Sarkozy, interessati come lui a una disciplina di bilancio che non affondi definitivamente l’economia e a convincere Berlino a concedere, in cambio del fiscal compact, Eurobond e un fondo salva-Stati rinforzato che permettano di mettere la parola fine alla crisi dell’euro. Nel dibattito sul futuro dell’Unione Monti sosterrà  anche la necessità  di convincere la Gran Bretagna, che si è rifiutata di entrare nell’Unione fiscale, a fare marcia indietro. Per il governo italiano è fondamentale recuperare gli inglesi (Monti vedrà  Cameron il 18 a Londra) e la loro spinta in favore del mercato interno – l’abbattimento delle barriere tra stati – che per il professore della Bocconi rappresenta il mezzo per rilanciare la crescita: di solo rigore sui conti l’euro rischia di deragliare.


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