Ungheria, la Ue processa Orbà n

by Editore | 19 Gennaio 2012 8:19

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BERLINO – È stata una giornata di fuoco, quella di Viktor Orbà n ieri al Parlamento europeo. Autoinvitatosi a Strasburgo, il premier di destra nazionale ungherese ha promesso solo vagamente alla Commissione modifiche e intese sulle contestate leggi liberticide. Ma con aggressività  e toni che a tratti evocavano cupe memorie degli anni Trenta, ha parlato di «offensiva politica e finanziaria venuta dall’estero contro l’Ungheria il cui governo difende i valori cristiani, nazionali e familiari che, vedo, non sono sostenuti da questa aula». Tra promesse di concessioni e parole pesanti, Orbà n ha incassato dure critiche: «Al di là  degli aspetti giuridici, non si tratta solo di leggi economiche, è in questione la qualità  della democrazia in Ungheria», ha ammonito il presidente della Commissione, José Manuel Barroso. Il leader dei Verdi, Daniel Cohn-Bendit, ha accusato l’ospite di «andare sulle orme di Castro e di Chavez». Il nuovo presidente dell’Europarlamento, Martin Schulz, ha ricordato «anch’io sono cattolico, ma l’Europa dev’essere pluralista o perderà ». Ma il caso ungherese spacca la Ue: i popolari europei, cui appartengono la Cdu di Angela Merkel e il Pdl italiano, difendono l’autocratico premier magiaro, a tratti distorcendo la realtà : accusano del baratro dei conti pubblici i precedenti governi socialisti, i quali invece avevano tentato con Fmi e Ue un risanamento.
«In una lettera al presidente Barroso ho detto che i problemi potrebbero essere rapidamente risolti», ha detto Orbà n. Messo alle strette dalle tre procedure d’infrazione aperte mercoledì dalla Commissione europea, si è fatto bifronte, parla due linguaggi insieme. Alla Ue e al Fmi, senza i cui crediti Budapest andrà  in bancarotta, promette concessioni. Ma poi per mostrarsi forte sul fronte interno parla duro: «Siamo in minoranza in Europa ma abbiamo il diritto di parlare, c’è un attacco internazionale contro l’Ungheria, sosteniamo i valori cristiani». Pesanti parole nazionaliste con tratti d’integralismo e un no implicito all’eguaglianza tra confessioni ed etnie. E durezza spudorata verso i soccorritori cui chiede il prestito della salvezza: «Non voglio farmi dettare legge dai tedeschi, non siamo la Grecia».
Lo hanno difeso i Popolari, e il leghista Borghezio che lo ha definito «eroe benvenuto in Padania». Per Joseph Daul, «egli proverà  di tenere alla democrazia». Moniti e dubbi invece sono stati espressi da Barroso, secondo cui «le preoccupazioni riguardano la cultura politica, i rapporti tra governo e opposizione e tra Stato e società  civile» e se necessario Bruxelles non esiterà  a compiere ulteriori passi. «La disputa con Orbà n è politica, non tecnica, e credo che lei, signor premier, sia sulla strada sbagliata». Da Cohn-Bendit sono venute le parole più precise sul clima creato dalle nuove leggi: «La gente ha diritto di non vivere nella paura. Venite a dirmi che la vecchia Costituzione era stalinista, ma scherziamo? Allora nel 2004 facemmo entrare un paese comunista nella Ue? Anche Putin ha cambiato la Costituzione, con la nuova in Ungheria ebrei e senza tetto hanno paura».

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