by Editore | 19 Gennaio 2012 7:06
E il motivo è che la municipalità di Pantukan, nella valle di Compostela, è una zona mineraria dove alcune grandi compagnie multinazionali sono affiancate da un ampio settore di attività minerarie «su piccola scala» – una sorta di corsa all’oro che coinvolge piccoli imprenditori, notabili locali – e una moltitudine di poveri cercatori, che poi sono quelli che si addentrano in tunnel scavati artigianalmente, scavano e setacciano: la legge definisce «su piccola scala» l’attività che non fa uso di esplosivi, ad alta intensità di lavoro.
Dunque il 5 gennaio una frana provocata da forti piogge ha travolto il sito minerario di Napnapan, nella municipalità di Pantukan. E’ una zona montagnosa e impervia, ma centinaia di famiglie abitavano là per essere più vicine alle gallerie da cui estraggono oro. Per diversi giorni circa 140 tra militari e polizia, più decine di volontari, hanno scavato nella massa di fango e rocce, quasi a mani nude perché è difficile portare sul luogo macchinari. Quando infine hanno abbandonato le ricerche il bilancio era di 36 morti, 16 feriti, e circa 140 dispersi che resteranno tali.
L’episodio ha spinto il ministro dell’interno del governo nazionale, Jesse Robedo, a ordinare la chiusura delle attività minerarie in quella zona, e la risistemazione delle famiglie fuori dall’area di pericolo. La stampa locale fa notare che era la seconda frana nella zona in meno di un anno. Ramon Paje, ministero per l’ambiente e delle risorse naturali del governo centrale, allora aveva ammonito la popolazione e le autorità locali che secondo i geologi la zona era «altamente suscettibile» di nuove frane, per via di una fissura sulla cresta della montagna che sovrasta il sito minerario: «Gli avevamo detto che era solo questione di tempo», ha dichiarato il ministro Paje all’agenzia Ap. Anzi: risulta che fin dal 2008 c’erano ordinanze che imponevano alla popolazione di sgomberare il sito.
Perché allora migliaia di poveri filippini continuano a vivere su quelle montagne impervie e franose? Il governatore della Compostela Valley ha istituito una commissione d’inchiesta su eventuali responsabilità nella tragedia, e ha dichiarato che uno degli indagati sarà il sindaco di Pantukan, Celso Sarenas, accusato di non aver fatto applicare il divieto di abitare nella zona della frana. E un giornale di Davao, la principale città di Mindanao, spiega che il sindaco Sarenas non ha applicato quell’ordinanza perché lui stesso è il finanziatore-padrone di alcune miniere della zona.
Il Sun Star di Manila va oltre: cita un comunicato della Save Pantukan Alliance, rete di gruppi e forze sociali di quella zona di miniere: «Il governo resta molto dipendente dall’esportazione di materie prime e altre risorse naturali», e la povertà spinge migliaia di persone che hanno perso la terra a guadagnarsi da vivere scavando in piccole miniere artigianali, spiega. Pantukan è zona di attività minerarie importanti, una delle fonti dell’export nazionale, ed è da una trentina d’anni che vi continuano anche le attività su «su piccola scala»: e quei cercatori non sono una parte indifferente della ricchezza estratta da quelle montagne: nel solo 2011 la produzione lorda della Compostela Valley ammontava a circa 500 milioni di euro, fa notare la «Alleanza per salvare Pantukan» citando dati governativi: ma non è mai stato fatto alcun passo per gestire il settore, riabilitare le zone critiche dal punto di vista geologico, garantire un minimo di sicurezza ai lavoratori, dare mezzi alternativi di sopravvivenza ai cercatori.
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