by Editore | 20 Gennaio 2012 4:50
NEW YORK – L’ultima fotografia della Kodak è un prospetto di 31 pagine che George Eastman, il fondatore della casa che in un secolo e mezzo ha fatto la storia delle immagini, non si sarebbe mai sognato di vedere un giorno compilare. Alla voce “indirizzo del debitore” c’è proprio quello storico, 343 State Street, Rochester, New York, dove nel 1892 il vecchio George stabilì la sede della Eastman Kodak che il 19 febbraio del 2012 ha chiesto al tribunale di New York di applicare il cosidetto “chapter 11”: di entrare cioè in bancarotta. Quei laboratori che negli anni d’oro occuparono 60mila persone oggi ne ospitano 7mila. Il valore di mercato è sceso dai 31 miliardi di 15 anni fa ai 150 milioni di adesso. La compagnia possiede beni per 5,1 miliardi ma è esposta per 6,75 miliardi. Dal 2004 solo un anno è riuscita a chiudere in attivo. E per tirare avanti ha chiesto e ottenuto da Citigroup un prestito di 950 milioni per 18 mesi.
La casa che inventò la prima macchina fotografica portatile e la prima macchina fotografica digitale è stata uccisa proprio dal digitale: perché dopo aver sviluppato, nel 1975, il primo prototipo del genere, allora grande quanto un tostapane, gli ingegneri eredi di George l’inventore lo lasciarono ammuffire. E quando la Kodak si lanciò nella battaglia l’orizzonte era già occupato dai più svelti giapponesi che si chiamavano Nikon, Casio, Canon. Per non parlare dei telefonini che oggi sono la macchina digitale più diffusa e stanno mandando in pensione anche loro. Anche Kodak sembrava un nome venuto dall’oriente. Invece fu scelto dal fondatore perché amava quel simbolo e quel suono, “Kappa”, e cercava un marchio facile da memorizzare. George Eastman inventò i primi rullini che sostituirono le imponenti lastre. E fu quell’invenzione che portò allo sviluppo del cinema: se oggi i film, le pellicole appunto, scorrono ancora, è sempre merito di quel genio.
Kodak è un nome che non solo ha fatto il giro del mondo: è arrivato sulla Luna. Con una Kodak Neil Armstrong realizzò la foto dello sbarco. Ma quaggiù le cose sono andate sempre peggio. Per fare cash la casa ha cercato di vendere oltre un migliaio di quei brevetti che avevano fatto la sua fortuna: sperava di trovare un “cavaliere bianco” come nel caso di Motorola salvata dai miliardi di Google. Ma la svendita non ha portato i risultati previsti e la casa oggi amministrata dal ceo Antonio Perez ha cambiato strategia: rivolgendosi al tribunale con l’accusa rivolta da Apple a Blackberry di utilizzare sui telefonini le sue invenzioni. La battaglia si preannuncia lunga. Ma intanto in tribunale è finita Kodak stessa: per dichiarare bancarotta. L’ultimo disperato scatto di sopravvivenza.
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