Tunisini scomparsi, il caso finisce alla Camera

by Sergio Segio | 13 Gennaio 2012 14:05

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MILANO – Il mistero dei tunisini scomparsi, dopo essere sbarcati in Italia, finisce alla Camera. In un’interrogazione parlamentare, i deputati del Pd Livia Turco e Gianclaudio Bressa, chiedono al ministro dell’Interno Anna Cancellieri di “attivare tutti gli strumenti a sua disposizione utili a fare luce su questa vicenda” e di valutare l’ipotesi di concedere a tutti i tunisini arrivati in Italia un permesso di soggiorno “protezione temporanea” come previsto nel capo III del d.lgs. 286 del 1998.

Secondo le associazioni di tunisini in Italia “Giuseppe Verdi” e “Pontes” mancano all’appello circa 500 connazionali che partiti nel 2011 dal paese nord africano non hanno fatto più avere notizie ai familiari (vedi lancio del 29 dicembre 2011). “Molti di loro, probabilmente, sono morti durante la traversata, forse nel naufragio del 14 marzo, ma sono sicuramente numerosi quelli ancora vivi” scrivono i due deputati. Le associazioni hanno anche lanciato una campagna “Chi ha raggiunto la sponda nord del mare?” per raccogliere tutti i video trasmessi dalle televisioni o circolanti su Internet per poi farli vedere ai parenti rimasti nel Paese nord africano.

“Alcuni sono stati  intravisti dai familiari nei servizi girati in questi mesi a Lampedusa -si legge nell’interrogazione parlamentare-; ad esempio, Faouzi Hadeji, fruttivendolo a Genova e fratello di Lamjed, partito il 29 marzo, sempre da Sfax, ha riconosciuto suo fratello in un servizio televisivo e ha dichiarato alla stampa ‘Sto diventando pazzo perché ho visto mio fratello in video, a Lampedusa, ma sono nove mesi che non lo sento. Prima di imbarcarsi, mi aveva promesso che mi avrebbe raggiunto a Genova, ma non è mai arrivato. Vorrei sapere dove si trova’. Rebecca Kraiem, rifugiata in Italia da 23 anni e dirigente dell’associazione tunisina “Giuseppe Verdi”, è alla ricerca dei suoi connazionali dallo scorso marzo, gira l’Italia in lungo e in largo, dal Consolato di Palermo all’Ambasciata di Roma fino ad alcuni centri di identificazione e di espulsione, ma purtroppo non ha ottenuto, ad ora, risultati significativi”.

L’Italia ha concesso ai tunisini sbarcati in Italia entro il 5 aprile 2011 una protezione temporanea rinnovata dopo sei mesi. Quelli arrivati dopo rischiano invece il rimpatrio perché la Tunisia non è più considerata un Paese che viola i diritti umani. “Questo quadro potrebbe indurre a ritenere valida l’ipotesi che i tunisini spariti siano trattenuti in alcuni Cie in Italia ma, dal momento che potrebbero aver fornito generalità  fittizie (per paura di essere identificati come tunisini e quindi rimpatriati), rintracciarli è diventata un’impresa davvero ardua”. Da qui la richiesta di valutare di estendere a tutti i tunisini sbarcati la protezione umanitaria.

Sabato 14 gennaio sono in programma due manifestazioni organizzate dalle associazioni di tunisini in Italia: di fronte all’ambasciata tunisina di Roma e l’altra sotto il consolato di Milano. In Italia se ne parla poco, ma in Tunisia è su tutti i giornali. “Il 29 dicembre scorso -sottolineano Turco e Bressa- il giornale Assabah ha pubblicato un articolo che riporta i nomi di cento cittadini di cui non si ha più notizia, riportando una ricostruzione, a dire il vero assai vaga, della presunta dinamica che avrebbe portato gli scomparsi, dopo aver toccato il suolo italiano, a essere respinti e, infine, “messi a morte” nel tratto di mare tra l’Italia e l’Africa. Tale articolo, pur privo di riscontri oggettivi, ha avuto un effetto devastante sui familiari che continuano ad attendere invano informazioni capaci di smentire una versione così tragica del destino dei loro cari”.

La mancanza di informazioni sui tunisini arrivati sulle nostre coste è “imputabile sia alle istituzioni italiane che, in misura sicuramente superiore, a quelle tunisine” denunciano i due parlamentari che puntano il dito sull’Ambasciata tunisina in Italia e sui consolati in cui “è rimasta pressoché inalterata a tutti i livelli la composizione del personale, costituito da sostenitori del precedente regime”. (dp)

 

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