by Editore | 25 Gennaio 2012 8:24
I giorni caldi della protesta degli autotrasportatori si macchiano così del sangue di un camionista, un padre di famiglia che voleva urlare il suo no al sistema. Non era un padrone ma un dipendente di una piccola ditta, la Astigiana Autotrasporti, duemila euro al mese, un figlio di 18 anni al liceo e una moglie. Era in piedi dall’alba di lunedì mattina, quando sono iniziati i blocchi.
«Ci credeva profondamente», racconta Silvia, un’amica. Senza camion, era andato con la sua macchina ed era rimasto sveglio tutta la notte a controllare i passaggi. «I quattro camion li ho tenuti fermi — sospira Carlo Caprioglio, il suo datore di lavoro —. Io ero contrario al blocco ma lui è stato libero di aderire. Comunque, un brav’uomo e un bravo camionista, appassionato, ecco, gli piaceva andare con il camion».
Lascia una moglie disperata e un figlio, Alex, che continua ad abbracciare amici davanti la loro casetta di Asti: «Io non so cosa sia successo…».
Davanti alla questura c’è il testimone oculare della tragedia (anche un romeno ha visto tutto), il camionista italiano che con lui ha provato a fermare il Man tedesco. Piumino giallo e occhi umidi: «L’ha tirato sotto e sono qui per dirlo a voce alta perché quella non può tornarsene in Germania libera, non è giusto. Io ero lì e so cosa è successo. Non dico che volesse ucciderlo ma spaventarlo sì… solo che l’ha ridotto come un…». Non ce la fa, scuote la testa, prende fiato: «L’abbiamo fermata per dirle che non poteva andare avanti. Lei ha abbassato il finestrino e si è messa a parlare con Massimo in tedesco, gesticolando. Poi io sono andato un po’ più avanti, dove c’era uno spiazzo libero e le ho fatto segno di portare il camion lì, a bordo strada. Stava venendo lentamente e sembrava che si dovesse fermare ma è ripartita all’improvviso e lo ha beccato. Lui era dalla sua parte, davanti al camion… Com’è possibile che non si sia accorta. Io l’ho rincorsa urlando di fermarsi, fino a che l’ho raggiunta e allora ha frenato». Il sofferto racconto si chiude con un brivido: «È scesa dalla cabina, ha guardato quello che era successo ed è tornata sul camion. Senza dire nulla, fredda come questo palo della luce. Possibile una cosa del genere?». Ma Karin, assicura il suo legale, era disperata quanto lui.
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