by Editore | 4 Gennaio 2012 7:29
PARIGI – Una cooperativa operaia con la benedizione di Nicolas Sarkozy, una società autogestita dai dipendenti per evitare il fallimento: è il progetto lanciato dal sindacato Cfdt per salvare SeaFrance, filiale delle ferrovie francesi (Sncf) che gestisce i traghetti tra Calais e Dover. In difficoltà dal 1994, quando venne aperto il tunnel sotto la Manica, è oggi sull’orlo dell’abisso, poiché la Commissione impedisce la sua ricapitalizzazione da parte delle ferrovie in nome della libera concorrenza. Da qui il progetto dell’autogestione, sostenuto a sorpresa da Sarkozy, che sulla questione occupazionale gioca la sua rielezione.
Il governo vuol chiedere alla Sncf di versare a ogni dipendente tra i 50 e i 60 mila euro come indennità di licenziamento. In questo modo, i lavoratori (poco più di un migliaio con gli stagionali) avrebbero a disposizione, teoricamente, fra i 44 e i 52 milioni per rilanciare l’attività , ai quali si aggiungerebbero 12 milioni versati dagli enti locali del Nord-Pas-de-Calais. Le incognite sono però numerose.
Prima di tutto, lunedì il tribunale dovrà dire se ritiene credibile l’offerta sindacale o se preferisce la liquidazione dell’azienda. Poi toccherà a Bruxelles: la britannica P&O, rivale della SeaFrance, intende far ricorso perché considera le indennità straordinarie un aiuto di Stato mascherato. Infine, bisognerà vedere se tutti gli 880 dipendenti fissi accetteranno di rischiare così tanti soldi in un’impresa economicamente molto incerta: SeaFrance ha debiti per 185 milioni di euro, nel 2009 ha perso 36 milioni e nel 2010 240 milioni. E questo malgrado la riduzione di un terzo degli addetti: l’autogestione, insomma, è una scommessa ad alto rischio
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