Tir selvaggio ancora disagi fabbriche chiuse e merci bloccate

by Editore | 27 Gennaio 2012 8:24

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Fabbriche chiuse e lavoratori in cassa integrazione, rincari di frutta e benzina con speculazione, truffe, denunce delle associazioni dei consumatori e interventi della Guardia di Finanza. Banchi vuoti nei mercati ortofrutticoli e scaffali sguarniti nei supermercati di tutta Italia. Rifiuti in strada a Napoli. È l’effetto a catena della protesta degli autotrasportatori. Quasi tutti i blocchi autostradali sono stati sciolti o sgomberati, ma molti Tir restano fermi e la mancanza di materie prime mette in crisi molti settori dell’economia. In particolare quello degli alimenti. SARà€ il vuoto intorno e l’aria da vita sospesa che si respira tra i padiglioni. Sarà  che le poche cassette che arrivano, sopravvissute ai forconi, alla trincee autostradali, ai bestioni ancora accasciati sui caselli – e comunque la merce proviene in larga parte dal Nord – vengono accolte come fossero scorte di cui fare incetta: i blocchi dei Tir sono in via di scioglimento o di sgombero, è vero, ma non sai ancora come andrà  a finire e l’Italia, al quarto giorno di proteste, è un Paese sotto sopra. Un’immagine del caos sono i box mezzi deserti e i bancali sguarniti dell’Ortomercato di Milano, il più grande d’Italia coi suoi 120 grossisti e i 300 camion che ogni giorno si infilano in questo gigantesco suk dove in 72 ore è stato bruciato un milione di euro. Hanno contato 70 Tir in due giorni, roba da minimo storico, frutta e verdura sono rimaste al Sud, bloccate dall’embargo imposto dagli autotrasportatori. Che adesso rilascia tutto il suo effetto impazzito: supermercati e negozi sguarniti e prezzi dei prodotti alimentari alle stelle; pompe di benzina a secco con code, incidenti e truffe diffuse a macchia di leopardo; grandi aziende ferme; nuova emergenza rifiuti per la mancata raccolta e lo smaltimento a singhiozzo. I disagi riguardano soprattutto il Sud, ma la paralisi dei collegamenti e lo stop delle merci hanno messo in seria difficoltà  anche le regioni del Nord. «La situazione si sta lentamente risolvendo, in due giorni si tornerà  alla normalità », fa sapere Federdistribuzione.

Quella di ieri, però, è stata un’altra giornata critica.

I FURBETTI DELLA BENZINA Uno dei problemi maggiori riguarda le scorte di carburante. La carenza provocata dallo sciopero dei Tir ha innescato il tipico effetto domino con conseguenze da sciopero selvaggio: lunghe code di automobilisti per fare rifornimento alle pompe di benzina. E speculazioni da parte di alcuni benzinai che hanno approfittato della situazione per alzare il prezzo del carburante. Su richiesta del Codacons la Guardia di Finanza è intervenuta in diverse città , pizzicando e multando i furbetti. C’è chi ha venduto la benzina anche a 2 euro al litro (Roma e provincia, Massa Carrara e Napoli) e chi ha aperto depositi abusivi con prezzi scontati (Caiazzo, nel casertano). Riscontrate mediamente differenze di 4-5 centesimi tra le tariffe esposte sui cartelli e quelle sulle pompe. Il prefetto di Crotone – in Calabria le riserve di carburante sono al minimo – con un’ordinanza ha dovuto riservare un deposito per permettere ai mezzi delle forze dell’ordine e di soccorso di potersi rifornire. A Catanzaro le Poste hanno messo in congedo parte del personale perché non arriva corrispondenza. Scorte della polizia per le cisterne di carburante in viaggio a Napoli e provincia, mentre a Catania e Palermo due persone sono rimaste ustionate per l’esplosione di scorte di benzina.

GLI SCAFFALI VUOTI Molti prodotti di largo consumo sono spariti dagli scaffali di negozi e supermercati: sia al Nord che al Sud. Soprattutto uova, farina, e altri prodotti deperibili come carne e formaggi. Per tutti gli altri generi alimentari non ci sono garanzie di rimpiazzi a breve termine. banchi di frutta e verdura, in molti esercizi di Napoli, sono vuoti. Scarseggia anche il latte fresco. A Roma si teme che le derrate alimentari nei magazzini di piccoli e grandi punti vendita non possano bastare a coprire il week end. Altrovei disagi sono più limitati: la consegna delle merci nei negozi di Coop adriatica, ad esempio, è tornata quasi alla normalità . Sono stati ripristinati i rifornimenti nei 171 tra ipercoop e supermercati in Emilia Romagna, Veneto, Marche e Abruzzo. I blocchi ancora attivi o parzialmente attivi riguardano soprattutto il centro Italia – che danneggia anche parte del Nord – e la Liguria: in particolare il porto di Genova dove le perdite si aggirano sul milione al giorno. «Il danno all’economia portuale avrà  conseguenze per diversi giorni», denuncia il presidente dell’Autorità  portuale di Genova, Luigi Merlo. Il Codacons intanto lancia l’allarme-prezzi. «In tutto il Paese – spiega Carlo Rienzi – registriamo aumenti anomali dei listini al dettaglio del settore alimentare, con incrementi che raggiungono anche il 50% in più».

LO STOP DELLE GRANDI AZIENDE L’ondata di proteste e di blocchi forzati degli autotreni si sta ripercuotendo anche sulle grandi aziende. Gli stabilimenti Fiat di Melfi, Cassino, Pomigliano Mirafiori e Sevel sono stati fermi anche ieri (terzo giorno di stop) e lo saranno anche oggi, al primo turno. La mancata consegna dei componenti da assemblare nelle linee di produzione ha avuto effetti pesanti: in tutto sono 12.600 le auto non prodotte in questi giorni di stop forzato. Si ferma anche Coca-Cola Hbc Italia: bloccati gli impianti di Marcianise (Caserta) e Rionero in Volture (Potenza), 130 dipendenti, perché i blocchi sulla Napoli-Brindisi impediscono l’arrivo delle materie prime.

Un’altra industria in forte difficoltà  è Barilla: in tutti i nove stabilimenti si va a rilento, soprattutto al Sud. Produzione bloccata a Melfi e a Foggia. Nella città  pugliese e anche a Caserta l’azienda è stata costretta a avviare le procedure di cassa integrazione per i lavoratori (su Melfi si deciderà  nei prossimi giorni). E comunque: se i Tir continueranno a scarseggiare – fanno sapere dalla sede di Barilla – si potrebbe arrivare anche al blocco di tutti i siti produttivi. In generale, le ripercussioni di Tir Selvaggio sui lavoratori sono decisamente pesanti. In particolare nel settore alimentare. Dice Sergio Marini, presidente di Coldiretti: «Sono almeno 100mila gli addetti impegnati nella raccolta, nel confezionamento, nel magazzinaggio e nella trasformazione dei prodotti deperibili come i fiori e la frutta e la verdura che non hanno potuto recarsi al lavoroa causa del blocco della circolazione. Al danno economico – aggiunge – salito a 150 milioni per l’agroalimentare Made In Italy, si aggiunge quello occupazionale che colpisce particolarmente giovani e immigrati, ovvero buona parte dei lavoratori impegnati nel settore, a tempo determinato».

A RISCHIO FRUTTA E VERDURA Cinquantamila tonnellate di prodotti alimentari deperibili che rischiano di essere buttati, ogni giorno, perché rimangono fermi nei camion, nei campi, nelle stalle, nei magazzini delle industri e dei mercati generali. Sono le stime che Colidiretti fa dell’effetto stop-trasporti. Nei principali mercati ortofrutticoli italiani – Milano, Fondi, Vittoria per citarne solo alcuni-a causa del blocco dei Tir le consegne di frutta e verdura sono crollate del 40-60%. Il che, ovviamente, ha fatto lievitare i prezzi. Al mercato di Firenze aumenti medi del 30%. Così come a Milano e Vittoria. Nel caos generale c’è da registrare che il mercato di Fondi da ieri è tornato alla normalità . In tutto, secondo la Cia (Confederazione italiana agricoltori), i danni per il settore agroalimentare ammonterebbero a 200milioni.

I RIFIUTI IN STRADA A NAPOLI Rifiuti fermi in strada, smaltimento a rilento: la nuova emergenza (che nuova non è), adesso, soprattutto a Napoli e provincia, potrebbe essere quella della monnezza. In città  non sono state raccolte 600 tonnellate di rifiuti e 50 sono gli autocompattatori in coda in attesa di scaricare agli impianti (22 mezzi lunedì scorso hanno subito il taglio delle gomme). Il Comune ha previsto un piano straordinario di raccolta per riuscire a recuperare le quantità  rimaste sull’asfalto da quando i Tir hanno iniziato la loro protesta.

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