Ticket per Milano, ora si tratta
MILANO — Partirà come è stata annunciata: radicale. Ma nel frattempo, con poca pubblicità e qualche seria preoccupazione, si lavora alle correzioni. Area C, congestion charge, tassa sul traffico nel centro di Milano, quattro giorni alla partenza. E un mese per risolvere i punti critici. Uno su tutti: il trattamento per chi vive dentro la «zona rossa». Se non è in discussione la tariffa di 5 euro al giorno per chi arriva dal resto della città e da fuori Milano, molti ritengono non sufficienti le agevolazioni (i 40 primi ingressi gratis e uno sconto da 5 a 2 euro sui transiti successivi) riservate ai residenti che escono e devono pagare per rientrare.
Il sindaco Giuliano Pisapia si muove su una scacchiera complicata. L’Area C, per l’impatto che ha sulla città e i suoi abitanti, sarà il provvedimento che potrà dare (o togliere) forma e consistenza alla sua esperienza politica, almeno all’inizio. Il tema è questo: bisogna sistemare anche pezzi del sistema all’apparenza non centrali per evitare il rischio di provocare crepe più profonde. Si capisce analizzando i dati sul traffico nel centro di Milano. Ogni giorno ci sono quasi 100 mila auto in entrata. Con il vecchio Ecopass di Letizia Moratti (pedaggio in base a quanto inquinavano le auto ed esenzione per i mezzi più moderni) a pagare era appena il 14 per cento di chi entrava. Da lunedì, con l’Area C di Pisapia, senza distinzioni tra auto, perché è la tassa sul traffico e non sull’inquinamento, dovrà sborsare il pedaggio oltre il 90 per cento delle macchine. Le barricate non arrivano da questi automobilisti pendolari: ieri l’Area C è stata presentata dal Comune in un’assemblea pubblica in un quartiere a sud di Milano. Qualche critica, senza tensioni.
La rivolta è esplosa invece qualche sera prima in centro, in un’altra assemblea. Gli 8 chilometri quadrati dell’Area C sono appena il 4,5 per cento del territorio comunale, i residenti sono quasi 78 mila, hanno 41 mila e 900 auto. Hanno aperto un fronte legale, con ricorsi al Tar: «Non si può pagare per rientrare in casa propria». In Comune hanno presente, con qualche inquietudine, che la considerazione potrebbe trovare accoglienza di fronte a un giudice amministrativo. Rischierebbe di essere una crepa per l’intero impianto del provvedimento. Per questo la giunta sta lavorando a un paio di ipotesi: modificare gli orari di Area C, solo per i residenti del centro, e abbassare almeno alle 17 il termine della fascia a pagamento. Così chi va al lavoro in auto all’esterno della cerchia potrebbe rientrare a metà pomeriggio senza versare il pedaggio e senza dover aspettare il limite delle 19.30. L’altra possibilità è fissare un tetto di spesa, magari a 200/250 euro, oltre il quale i residenti non pagherebbero più il ticket.
La soluzione più semplice ed efficace potrebbe però arrivare dal suggerimento di chi ha «inventato» il vecchio Ecopass: l’ex assessore Edoardo Croci, che con il Radicale Marco Cappato e il Verde Enrico Fedrighini, è stato anche il promotore dei referendum sull’ambiente. Con quei referendum i milanesi hanno votato per la congestion charge e oggi quel risultato elettorale rappresenta un bel pezzo della legittimazione politica dell’Area C. Proposta: un abbonamento fisso per i residenti a 125 euro, non diverso da quello che alcuni già pagavano con il ticket della Moratti. I promotori del referendum hanno criticato la giunta per un «peccato di superbia», una «mancata capacità di rapportarsi in modo partecipato con la città ». Conclusione: «L’obiettivo è il successo di Area C, non il suo fallimento. Per questo le storture vanno eliminate». L’ipotesi abbonamenti potrebbe spegnere il fronte della protesta dei residenti del centro, per questo in Comune viene tenuta in gran considerazione, anche se l’ultima parola sarà quella del sindaco. Che prenderà una decisione soltanto tra qualche settimana, quando il ticket sarà partito e il quadro sarà più chiaro. Il tempo della riflessione sfrutterà i due mesi accordati a tutti per mettersi in regola, registrarsi e pagare il ticket senza prendere multe.
In centro città vivono però anche milanesi che il ticket lo sostengono così come è. Una delle associazioni che più pesano nella base ambientalista della giunta, i Genitori antismog, spiega: «In termini economici, se si considerano i 40 pass gratuiti, il costo per un residente “costretto” a utilizzare l’auto tutti i giorni lavorativi sarà di 1,7 euro al giorno. Poco più di un biglietto di andata con i mezzi pubblici». Conclusione con una domanda: «In cambio, noi, avremo benefici che il resto della città non avrà . Meno congestione, traffico, inquinamento, rumore. Perché a pagare il prezzo di tali benefici dovrebbe contribuire solo chi viene da fuori?».
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