Tensioni sindacali dietro lo strappo Rossi-De Magistris
La battaglia tra opposte fazioni si combatte sui social network, uno dei luoghi dove entrambi i personaggi hanno costruito il rapporto fiduciario con i loro supporter. Così le dispute su blog, siti d’informazione, bacheche di Facebook sono talmente accese che in alcuni casi i followers partigiani passano dall’invettiva alle minacce. In verità ragioni della rottura ce ne sono eccome, e non sono un problema dell’ultima ora. A partire dalle spese del manager che ha sempre dichiarato di percepire 2500 euro, ma in realtà con rimborsi, benefit, alloggio e carta di credito arrivava a spendere intorno ai 10 mila euro mensili. E sebbene Rossi abbia minacciato di querela quella stampa che prima di capodanno aveva ipotizzato che alla base del passaggio ad altri impieghi ci fossero contrasti finanziari, sembra proprio sia questa una delle questioni sul tavolo, anche se non certo l’unica. Da tempo in Comune ci si lamentava perché al minimo intoppo, il ragazzo italofrancese invece di risolvere i problemi era solito alzare la cornetta e chiedere sostegno all’amministrazione cittadina, mentre per le dichiarazioni pubbliche era spesso sulla linea del one man show simbolo di efficienza. Anche nella conferenza stampa di commiato lunedì, snocciolando i risultati di Asia, Rossi ha portato come grande risultato del lavoro svolto, l’avvio dei viaggi della spazzatura sulle navi olandesi la prossima settimana. Un risultato possibile grazie al lavoro di squadra, e che forse a guardare le facce scure, sindaco e giunta avrebbero preferito annunciare in altra occasione. Sembra che più volte ci siano stati incontri sia con De Magistris che con il vicesindaco Tommaso Sodano per venire a capo di una situazione che con il passare delle settimane diventava ingestibile, ma alla fine non si è riusciti ad arrivare a un accordo per un cambio di rotta. Su tutto avrebbero pesato le scelte nel gestire il rapporto con i 2500 lavoratori dell’Asia. I sindacati confermano che nella municipalizzata del comune la tensione spesso si poteva tagliare con il coltello. Di Rossi diversi suoi stessi manager, che si erano impegnati nel lavorare a pieno regime, a cui era stato ridotto lo stipendio e che avevano creduto di poter partecipare alla risoluzione della crisi, oggi si dicono delusi perché dal capo raramente si riceveva un apprezzamento. «Era un po’ come un marziano, non si è mai calato dentro la realtà lavorativa. Sembrava più un consulente esterno che non il responsabile della società », dice chi ancora adesso preferisce restare nell’anonimato. Proprio in quest’ottica pare si sia consumato lo strappo e compromesso il rapporto fiduciario prima con Sodano poi con il sindaco. Rossi ha infine rifiutato di far assumere 23 lavoratori dell’ex consorzio di bacino Napoli 5. Dipendenti che erano stati messi in mobilità da due anni e pur assunti non erano mai stati impiegati nella raccolta differenziata. Proprio secondo una vecchia delibera dell’amministrazione Iervolino confermata dall’attuale amministrazione è stato deciso di reintegrarli, anche perché il prossimo anno almeno 80 dipendenti dovrebbero andare in pensione. L’ormai ex-presidente però si è opposto e sembra abbia consultato anche diversi avvocati per evitare l’assunzione. Pare che alcuni di questi lavoratori abbiano precedenti penali. Ma anche se fosse bisogna impedirgli il reinserimento nella società ? Il risultato è che da cinque mesi ormai questi 23 ultracinquantenni con rispettive famiglie sono senza stipendio. De Magistris è vero aveva investito molto su Raphael Rossi e per questo gli ha proposto di collaborare ancora al progetto Napoli, nell’osservatorio rifiuti 2020, e nella costruzione di una struttura anticorruzione. Ora però il primo cittadino dovrà per forza di cosa guardare avanti a due appuntamenti importanti, il rimpasto di giunta del 14 gennaio, e l’assemblea del 28 dove si metteranno le basi del nuovo movimento nazionale.
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