Svuota-carceri, la polizia sconfessa il ministro

by Editore | 5 Gennaio 2012 9:57

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ROMA – Carceri, è scontro a sorpresa tra polizia e governo. «Le celle di sicurezza sono inadatte alla detenzione e i braccialetti elettronici sono insufficienti e vetusti». Il vice direttore generale della Pubblica sicurezza, prefetto Francesco Cirillo, stronca le norme “svuota-carceri” varate dal ministro della Giustizia e innesca una polemica con Paola Severino, che difende le sue scelte. «Sono il frutto – dice – di un confronto con il ministero dell’Interno, sono state condivise dal Viminale alla presenza dei vertici della polizia».
A Palazzo Madama è convocata la commissione Giustizia per la conversione in legge dei decreti sull’emergenza carceri. Secondo il piano del Guardasigilli, il transito nelle celle di sicurezza per chi è arrestato in flagranza, nell’arco di un anno, eviterebbe a circa 18 mila persone di mettere piede nei penitenziari. Il presidente della commissione, Filippo Berselli, ha richiamato in anticipo i senatori dalle ferie dopo la tragica notte di Capodanno: un morto alle Vallette di Torino, un altro a Trani. E ancora, tre tentati suicidi nei primi giorni del 2012. 
Ad aprire i lavori della Commissione è l’audizione del prefetto Cirillo, portavoce anche dei carabinieri e della guardia di finanza. «Le camere di sicurezza sono costose e il personale di polizia non è addestrato per gestire la detenzione degli arrestati», dice. Non solo: «Le celle presenti in caserme e commissariati non sono nemmeno sufficienti». Quelle «agibili» non sono più di 1.057. Possono ospitare 21 mila persone. Ma sono senza servizi igienici e prive della necessaria separazione fra uomini e donne. Adattarle «costa troppo», a Torino per ristrutturarne cinque sono stati spesi 450 mila euro. «I detenuti stanno meglio in carcere – afferma il vice di Manganelli – I posti di polizia non sono attrezzati nemmeno per l’ora d’aria, non garantirebbero la dignità ». Altri problemi, afferma il funzionario del Viminale, vengono dalla necessità  di distaccare agenti dal territorio per consentire la sorveglianza degli arrestati. Sul punto interviene anche il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri: «Sono norme concordate e decise dal governo dopo aver valutato sia le condizioni delle infrastrutture, sia l’aggravio di lavoro per le forze di polizia». Ma vengono espresse riserve anche sui braccialetti elettronici previsti dal decreto per la localizzazione dei detenuti: Cirillo sottolinea che non hanno il Gps e dunque «sono inutilizzabili». Inoltre quelli attivi sono «solo otto» e costano 5 mila euro l’uno. «Se fossimo andati a comprarli da Bulgari – dice – avremmo speso meno».
Il ministro della Giustizia, arrivando al Senato, si mostra stupita. «Ho letto il documento proveniente dal ministero dell’Interno, precisava un certo numero di camere di sicurezza valutate come idonee». In serata Severino dichiara: «Non ho sentito un solo elemento che non fosse costruttivo. In commissione ho recepito idee che, supportate dal Parlamento, potranno arricchire il decreto legge».
I sindacati di polizia danno pieno sostegno a Cirillo: «La detenzione di quarantotto ore nelle nostre celle degli arrestati metterebbe in crisi il sistema di sicurezza dei cittadini», dicono Anfp e Sap. La Lega parla di «indulto» mascherato. Il Pd conferma l’appoggio all’iniziativa del governo ma invita a non sottovalutare «le difficili condizioni strutturali». Il ministro della Giustizia infine ammette che «qualche elemento può essere migliorato». Ma nessuna marcia indietro: «Abbiamo monitorato tutte le situazioni e, al di là  di casi limite, possiamo dire che in Italia le strutture già  funzionali e pronte sono la stragrande maggioranza».

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